http://www.sanbartolomeo.org/index.aspx?ln=itSan Bartolomeo all'Isola è una delle
chiese di Roma, costruita nell'anno
1000 sull'
Isola Tiberina per contenere le reliquie di san
Bartolomeo apostolo.Il
sacro romano imperatore Ottone III costruì questa
basilica dedicandola al proprio amico, sant'
Adalberto di Praga, ma all'arrivo delle reliquie dell'apostolo la basilica cambiò dedica. Le reliquie vennero poste in una vasca collocata sotto l'altare: erano giunte a
Benevento dall'
Armenia nell'
809, e poi spostate dalla città campana a
Roma, forse causando l'assedio di Benevento da parte di Ottone contro
Pandolfo II.Nel
1018 la
bolla Quoties illa di
papa Benedetto VIII riferisce del definitivo trasferimento della cattedrale e dell'episcopio dei vescovi di
Porto nella chiesa di san Bartolomeo. Cospicui interventi di restauro furono eseguiti nel XII secolo e alla fine del XIII, quando fu realizzato l'attuale pavimento cosmatesco. Catastrofica fu la terribile inondazione del Tevere del 1557, che causò il crollo della facciata e della navata destra. Nel 1642 la chiesa fu fortemente rinnovata, mentre ulteriori restauri vi furono nell'ottocento sotto
Pio IX. La chiesa è ora monastero francescano. La facciata barocca è a due piani, quello terreno aperto da arcate, attribuita ad Orazio Torriani o a Martino Longhi il Giovane. Sulla sinistra la bella torre campanaria romanica, dell'epoca di
Pasquale II (1099-1118).
L'interno basicale, a tre colonne su navate, si presenta nell'aspetto dovuto ai restauri secenteschi, ma conserva il transetto e l'abside fortemente rialzati della basilica primitiva. Le quattordici colonne, di diversa fattura, provengono forse dal tempio di Esculapio; i dipinti nei riquadri sul soffitto risalgono ai restauri di
Pio IX. Da notare, sui gradini che salgono sul transetto, un puteale marmoreo dell' XI secolo sul luogo di una sorgente di acqua dolce cui venivano attribuite fin dall'antichità virtù curative e taumaturgiche, ora non più potabile. Nella cappella Orsini, a destra dell'abside, è inserita nella parete sinistra una palla di cannone qui caduta durante l'assedio della
Repubblica Romana nel 1849, senza causare vittime. L'altare maggiore poggia su di un'antica vasca di porfido, nella quale sono deposte le reliquie di S. Bartolomeo; il transetto conserva tracce del primitivo pavimento cosmatesco. Dalla sacrestia si può accedere alla cripta, sorretta da piccole colonne tortili che recano sul capitello l'aquila imperiale di Ottone III. Nell'ambiente soprastante il portico è conservato un frammento del mosaico di facciata del XII secolo con il Salvatore benedicente, sopravvissuto all'inondazione del 1557. Le spoglie di san Bartolomeo furono trasportate a Roma in un catino che fu trafugato da ignoti nel gennaio
1981 e ritrovato nel maggio
1985.
La basilica fu affidata nel
1993 alla
Comunità di Sant'Egidio. A partire dal
1999 si riunì per due anni nei locali della basilica la commissione "Nuovi Martiri", che aveva il compito dovuto indagare sui martiri cristiani del
XX secolo. Nell'ottobre del
2002, con una solenne celebrazione ecumenica alla presenza dei cardinali
Ruini,
Kasper e
George, e del patriarca romeno ortodosso
Teoctist, è stata posta sull'altare maggiore una grande icona
[2] dedicata ai martiri del Novecento; altre memorie di martiri sono collocate nelle cappelline laterali, ognuna dedicata ad una situazione storica particolare.La basilica di San Bartolomeo è oggi luogo memoriale dei "nuovi martiri" del XX secolo. All'interno la basilica ospita le memorie e le reliquie di molti testimoni del nostro tempo, dal vescovo martire
Óscar Arnulfo Romero al cardinale
Juan Jesús Posadas Ocampo, ucciso dai narcotrafficanti all'aeroporto di Guadalajara, dal pastore evangelico
Paul Schneider al contadino
Franz Jägerstätter, oppositori del
nazismo per
obiezione di coscienza e testimonianza di fede, dal monaco e guida spirituale
Sofian Boghiu, oppositore del
totalitarismo comunista in
Romania a don
Andrea Santoro, prete romano ucciso a
Trebisonda come il prete
francese André Jarlan in
Cile, testimoni del dialogo e dell'amicizia con i più poveri.
[3] Adiacente alla chiesa, sulla sinistra, un edificio di fondazione medievale, ricostruito più volte successivamente, ex monastero francescano, poi ospizio israelitico, da cui si accede alla (normalmente chiusa) sede della confraternita dei Sacconi Rossi, che aveva un tempo il compito di dare cristiana sepoltura agli annegati nel Tevere e pregare per le loro anime, e di cui si conserva il cimitero sotterraneo, un ambiente decorato con gli scheletri delle persone qui sepolte, analogamente a quanto si può vedere nel cimitero dei padri cappuccini in Via Veneto sotto la chiesa di
S. Maria della Concezione; il cimitero è regolarmente aperto solo il 2 novembre, Commemorazione dei Defunti. Nella antistante piazza di S. Bartolomeo sorge un piccolo monumento a guglia in marmo, del 1869, pressappoco sul luogo dove nell'antichità si innalzava un obelisco a simulare l'albero maestro di una nave, quale era vista l'isola tiberina e quale era in parte anche effettivamente modellata. Scendendo al livello della banchina fluviale, sul fianco sinistro dell'edificio annesso alla chiesa, si conservano ancora tracce della prua marmorea della nave, con una figura semicancellata di Esculapio.