SORSI DI LUCE

arte e religione


La ragione che rende il dialogo tra arte e religione utile e produttivo è che "percorso di fede e itinerario artistico" sono legati da "affinità e sintonia" perché "la bellezza, da quella che si manifesta nel cosmo e nella natura a quella che si esprime attraverso le creazioni artistiche, proprio per la sua caratteristica di aprire e allargare gli orizzonti della coscienza umana, di rimandarla oltre se stessa, di affacciarla sull'abisso dell'infinito, può diventare una via verso il Trascendente, verso il mistero Ultimo, verso Dio". Dell'arte, Benedetto XVI ha parlato con grande competenza e passione, come poteva fare solo chi ha dedicato la sua vita a indagare gli aspetti della vita spirituale dell'uomo, considerandola non come un mezzo acquietante e consolatorio, ma come una forma di conoscenza che ha diritto a una sua piena libertà e deve, per sua natura, essere "adeguata ai tempi" e tener conto "dei cambiamenti sociali e culturali". La citazione di Braque - l'arte è fatta per turbare; la scienza rassicura - sgombra il campo dall'equivoco di un'arte adatta alla Chiesa perché volta solo a persuadere e celebrare. La Chiesa ha bisogno dell'arte non solo per incentivare la devozione, ma anche per partecipare con pienezza alle vicende della cultura nel suo svolgersi temporale e comunicare il suo "immutabile messaggio di salvezza" utilizzando i "multiformi linguaggi" che l'arte elabora nella sua storia."Persino quando scruta le profondità più oscure dell'anima o gli aspetti più sconvolgenti del male, l'artista si fa in qualche modo voce dell'universale attesa di redenzione".Arte quindi come lavoro e ricerca della "vera" bellezza. Ma cosa è la bellezza? Il Papa non si esime da spiegarlo con esemplare chiarezza:  "Una funzione essenziale della vera bellezza (...) consiste nel comunicare all'uomo una salutare "scossa", che lo fa uscire da se stesso, lo strappa alla rassegnazione, all'accomodamento del quotidiano, lo fa anche soffrire, come un dardo che lo ferisce, ma proprio in questo modo lo "risveglia" aprendogli nuovamente gli occhi del cuore e della mente, mettendogli le ali, sospingendolo verso l'alto". Uscire da se stesso, soffrire  anche, per rifiutare la rassegnazione, l'accomodamento. tratto da Il Papa, gli artisti e il dialogo sulla bellezza (l’Osservatore Romano)