SORSI DI LUCE

Hendrik Christian Andersen


Nato a Bergen in Norvegia nel 1872 da povera famiglia e naturalizzato americano essendo emigrato ancora bambino negli Stati Uniti, a Newport (Rhode Island), il giovane Andersen intraprese il viaggio di formazione in Europa nel 1894 e, dopo Parigi, si stabilì definitivamente a Roma dove visse per oltre quarant'anni. Alla sua morte, il 19 dicembre 1940, lasciò in eredità allo Stato italiano il suo studio-abitazione di via Mancini e quanto in essa contenuto: opere, arredi, carte d'archivio, materiale fotografico, libri. Ma solo dopo la morte nel 1978 di Lucia Andersen (adottata nel 1919 dalla madre dell'artista e quindi usufruttuaria del lascito), alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna è stata affidata la tutela delle raccolte e dell'edificio. La collezione delle opere (oltre duecento sculture di grandi, medie e piccole dimensioni in gesso e bronzo; oltre duecento dipinti; oltre trecento opere grafiche)
Il Museo Hendrik Christian Andersen costituisce - con la Raccolta Museo Manzù ad Ardea, il Museo Praz e il Museo Boncompagni Ludovisi - uno degli istituti collegati alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna. Nel Museo si conservano le opere dello scultore e pittore Hendrik Christian Andersen.
La collezione delle opere (oltre duecento sculture di grandi, medie e piccole dimensioni in gesso e bronzo; oltre duecento dipinti; oltre trecento opere grafiche) si segnala per la sua eccezionalità essendo quasi interamente incentrata attorno all'idea utopica di una grande "Città mondiale", destinata ad essere la sede internazionale di un perenne laboratorio di idee nel campo delle arti, delle scienze, della filosofia, della religione, della cultura fisica.Museo Hendrik Christian AndersenVia Pasquale Stanislao Mancini, 2000196 Roma, Italia Tel. 0039 06 3219089www.museoandersen.beniculturali.it La città mondialeLa scultura di Andersen, i dipinti e gli scritti dimostrano una grande passione per opere grandiose, monumentali e di ispirazione classica, che Andersen credeva stimolassero nell'osservatore un desiderio di automiglioramento.Gran parte del suo lavoro è stata svolta come preparazione al progetto di una perfetta World city, la "Città-Mondiale", colma d'arte, e che avrebbe motivato l'umanità a perseguire uno stato quasi utopico.La sua filosofia urbanistica divenne evidente nel 1913 con l'opera A World Center of communication. Questo enorme tomo del peso di oltre 5 kg, scritto con Ernest Haebrard, era l'evoluzione di uno scritto precedente di Andersen, The fountain of Life.Il nucleo del lavoro di Andersen consisteva nella credenza che l'arte, e soprattutto l'arte monumentale, potesse portare al mondo pace e armonia. Il progetto chiedeva la creazione di una capitale mondiale. La città sarebbe statauna fontana di conoscenza strabordante da nutrire con gli sforzi di tutto il mondo nell'arte, nella scienza, nella religione, il commercio, l'industria e la legge; in cambio avrebbe diffuso la conoscenza a tutta l'umanità come se fosse un immenso, divino organismo concepito da Dio, il requisito vitale che ne avrebbe mantenuto la forza, protetto i diritti e permesso di raggiungere nuove altezze attraverso una concentrazione degli sforzi di tutto il mondo. È evidente nel trattato di Andersen la filosofia secondo cui l'arte può cambiare l'umanità e produrre la perfezione.Sebbene ampiamente criticati dagli altri urbanisti dell'epoca per la sua ingenuità politica unita a un'enfasi eccessiva sulla monumentalità, i suoi lavori dimostrano una comprensione dei conflitti sociali e politici conseguenti alla diffusione dell'aggressivo nazionalismo dei primi decenni del XX secolo, e cercava di usare l'arte per una ricerca di un mondo utopico.La visione del potere dell'arte e dell'architettura nel trasformare la società può essere vista come un'anticipazione di concetti simili avanzati nel XX secolo da diversi urbanisti come Le Corbusier nella sua "Città Contemporanea".