SORSI DI LUCE

La solitudine


Sentirsi soli, capita, prima o poi, a tutti: è una condizione intrinseca e necessaria dell'esperienza umana. Ma, poiché, "nessun uomo è un'isola", deve essere vissuta come una tappa di un più ampio processo di crescita personale e di apertura all'altro. La frustrazione dei bisogni di appartenenza e di attaccamento, innati nell'uomo, porta, rispettivamente, alla solitudine sociale e affettiva, che si manifestano con diverse forme di sofferenza. È soprattutto nella società contemporanea, caratterizzata da relazioni deboli e più funzionali che empatiche, dall' emergere del valore dell'individualismo, dalla contrazione del futuro, che l'uomo non vive più secondo il principio della reciprocità ed avverte con sempre maggior urgenza il bisogno di "non sentirsi solo" e si sente un'"isola". Essere soli e sentirsi soli: i diversi tipi di solitudine Essere soli e sentirsi soli: sembrano essere due facce della stessa medaglia. In realtà, la relazione tra l'isolamento fisico e il senso di solitudine è decisamente più complessa e anche la stessa solitudine può manifestarsi con diverse sfaccettature, non tutte necessariamente negative. Innanzitutto, si può parlare di "solitude", ovvero di quel senso di appagamento e di pienezza che connota alcune situazioni di isolamento sociale, in cui si può entrare in contatto con la parte più intima e profonda di noi stessi. Esiste, però, anche la "loliness", intesa come la sofferenza psicologica legata al sentirsi soli, che si può manifestare in molteplici modi. Alcuni fattori oggettivi, come l'età, il genere o lo stato civile, possono determinare alcune situazioni di isolamento psicologico. In quest'ottica, la solitudine, da momento di intima connessione con se stessi, tappa necessaria per poter affrontare la relazione con l'altro in maniera più matura, diventa un momento di estremo disagio, subito invece che cercato e voluto. Infine, vi è la condizione si "aloneness", il semplice fatto di stare da soli, senza nessuna connotazione emotiva. Si può, in conclusione, da un lato, sentirsi soli in compagnia e, dall'altro lato, stare da soli senza sentirsi soli. Per quanto concerne il primo caso, è opportuno sottolineare che non si tratta solo un banale luogo comune: l'assenza psicologica dell'altro, unita alla sua presenza fisica, può rendere ancora più insopportabile il senso di solitudine e impedire la ricerca di relazioni sociali. La persona sola diventa, infatti, ancora più incapace di entrare in contatto con gli altri: l'essere soli e il sentirsi soli si rafforzano l'un con l'altro, in una spirale negativa da cui sembra impossibile uscire. Cacioppo, il pericolo della solitudine Cacioppo, famoso psicologo e fondatore del Center for Cognitive and Social Neuroscience a Chicago, definisce la solitudine come il risultato dell'interazione fra una propensione genetica e le circostanze della vita. Ognuno di noi è più o meno sensibile all'isolamento sociale: c'è chi ha bisogno di stare sempre in mezzo agli amici e chi non disdegna di passare un paio di ore da solo, a leggere un libro o ascoltare musica. Sperimentare, però, una sensazione negativa di solitudine non dipende solo dai geni, ma è il risultato delle nostre esperienze con l'ambiente e con gli altri. Il dolore sociale, che l'essere umano sperimenta quando si sente solo, al pari del dolore fisico, si è evoluto come sistema di protezione dal pericolo di rimanere isolati. Cacioppo, attraverso una serie di studi condotti con i metodi più innovativi delle neuroscienze, spiega, infatti, quali sono i rischi della povertà relazionale sia sulla salute fisica che psicologica. Sentirsi soli, a lungo andare, infatti, può portare la persone a trascurarsi e a mettere in atto comportamenti non salutari, come bere troppo, alimentarsi in modo sbagliato o soffrire di insonnia. Inoltre, la solitudine aumenta il rischio di esporsi a situazioni stressanti, soprattutto rende meno capaci di affrontare i problemi che capitano, più o meno gravi, più o meno spesso, nella vita di tutti i giorni. Infine, sentirsi soli, in un drammatico circolo vizioso, rende più difficile accorgersi della solitudine altrui, ostacolando la possibilità di costruire delle relazioni.testoPour avoir si souvent dormi avec ma solitude Je m'en suis fait presque une amie une douce habitude Elle ne me quitte pas d'un pas fidèle comme une ombre Elle m'a suivi çà et là aux quatre coins du monde Non je ne suis jamais seul avec ma solitude Quand elle est au creux de mon lit elle prend toute la place Et nous passons de longues nuits tous les deux face à face Je ne sais vraiment pas jusqu’où ira cette complice Faudra-t-il que j'y prenne goût ou que je réagisse Non je ne suis jamais seul avec ma solitude Par elle j'ai autant appris que j'aie versé de larmes Si parfois je la répudie jamais elle ne désarme Et si je préfère l'amour d'une autre courtisane Elle sera à mon dernier jour ma dernière compagne Non je ne suis jamais seul avec ma solitude Non je ne suis jamais seul avec ma solitude