Creato da AmmiraglioLanglais il 22/08/2009

SORSI DI LUCE

Il reticolato dell'Ammiraglio Langlais .................................................................... pensieri, riflessioni, letture, immagini, suoni e colori dell'anima ...e anche no............."Sorsi di luce" pertanto vuole essere un semplice momento di incontro, come si farebbe assaporando un buon caffè, o passeggiando a braccetto per le strade di una città sconosciuta, o seduti in riva al mare ascoltando la risacca...

 

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Collage per riflettere

Post n°146 pubblicato il 25 Gennaio 2010 da AmmiraglioLanglais

Domande e fraternità

“Come posso capire da dove partono i fiumi?

Chi può con sapienza calcolare le nubi?

Ha forse un padre la pioggia?

Per quale via si espande la luce

e dove porta il vento d’oriente?”.

 Se vivo di domande consumerò tutto il tempo  della mia vita

a seminare vento e a raccogliere tempesta,

a guardare le stelle a contarle e ricontarle.

 

Se i miei dubbi diventano fiducia,

se accetterò l’incontro con l’amico,

allora la mia vita incontrerà l’amore

e potrò asciugare le lacrime

incoraggiare gli sfiduciati

soccorrere i bisognosi.

 

Ernesto Oliviero

( Premio Nobel per la Pace fondatore del Sermig )

http://it.wikipedia.org/wiki/Ernesto_Olivero

 

Il termine solidarietà deriva da solidale o solidario; entrambi nascono da solido vale a dire: "intero, compatto massiccio, senza cavità o vuoti esterni".

L'agire solidale dovrebbe di per sé rispondere ad un vincolo sociale , ad un collegamento rigido di unità interconnesse. Ma è l'umanità un corpo intero e compatto e massiccio? No di certo. Ecco allora che quando parliamo di solidarietà parliamo di teoria; solidale vuol dire presupporre una unità sociale che nella realtà pratica non è qualcosa di dato, ma qualcosa da costruire.

Ci sono infiniti modi per barare sulla solidarietà, ne sono un esempio quelle campagne di aiuto internazionale che si sono rivelate nel tempo niente altro che un business per pochi. Di contro non si può barare sull' etica poiché essa è sottesa all'azione reale, ne rappresenta il seme, il fermento. Un'etica che predica l'amore dei popoli ed ottiene solo un profitto per i detentori del potere è facilmente smascherabile, basta un po' di analisi razionale.

Per far diventare l'etica della solidarietà un etica solidale bisogna sviluppare un sentimento di unità sociale, una consapevolezza di essere vincolati in solido, in un "intero, compatto e massiccio corpo intero".

 

Una espressione bellissima del concetto di solidarietà è nel famoso testo di John Donne:

"Nessun uomo è un'isola, intera per se stessa;

ogni uomo è un pezzo del continente, parte della Terra intera ;

e se una sola zolla vien portata via dall'onda del mare,

qualcosa all'Europa viene a mancare,

come se un promontorio fosse stato al suo posto,

o la casa di un uomo, di un amico o la tua stessa casa.

Ogni morte di uomo mi diminuisce perché io son parte vivente del genere umano.

E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana:

essa suona per te."

 Un'accezione più seria del termine "solidarietà" è quella che lo usa per indicare il legame misterioso ma reale che lega tutti gli uomini, in quanto creati ad immagine e somiglianza di Dio. In tale accezione, gli esseri umani sono solidali nel bene come nel male, e ciò spiega sia il peccato originale e le sue conseguenze per tutti gli uomini, sia il valore della passione, morte e resurrezione di Cristo come redenzione di tutti gli uomini. Ne consegue che, da un punto di vista etico cristiano, non esiste una "vita privata" dove ognuno potrebbe agire come crede meglio senza dover subire critiche, e una "vita pubblica", la sola dove si dovrebbe ubbidire a regole fisse per tutti.

La fratellanza è il sentimento di affetto e solidarietà che lega più persone tra loro come fratelli; è la comunanza di ideali e di intenti. Siamo tutti una sola Vita. Siamo tutti un solo Amore. Poveri e ricchi, deboli e forti, siamo tutti una sola umanità, cadiamo e sorgiamo insieme. Non vi è che una vita sola; e soltanto quando si lotta per sollevare la miseria umana, per difendere i deboli e gli infelici, si può sperare di esser riconosciuti quali cooperatori del Creatore, ed annoverati nel grande esercito dei redentori del mondo.
Per la Vita queste persone vengono considerate come strumenti per fare nel mondo quel lavoro che è alto privilegio, dovere e suprema felicità di ogni essere umano.

La Fratellanza dell'uomo è un fatto di accettazione del diverso, di riconoscimento del simile.
La Fratellanza significa un interesse comune, ma non uguaglianza d'interessi.

Non si può dunque aspettare che gli uomini, per il fatto che sono fratelli, debbano sentire tutti allo stesso modo od interessarsi delle medesime cose. Questo non sarebbe desiderabile, quando anche fosse possibile, perché i doveri di ciascuno differiscono. Tutti ugualmente devono cercar di comprendere l'idea della grande famiglia dell'umanità. Ciascuno aiuterà i fratelli nel miglior modo possibile, non con l'intralciare il loro lavoro, ma col cercare di fare strenuamente il proprio dovere come membro della famiglia.

Come disse Elisabeth Leseur: "Un'anima che si eleva, eleva il mondo".

La fraternità è la comunanza verso la propria condizione di mortali; siamo tutti creature di un unico creatore e tutti partecipi di un destino. La nascita e la morte, si configurano come un legame necessario che ci annoda ad una sorte comune.

Noi purtroppo abbiamo sin dalle origini un problema di difficile compatibilità con l'altro. Abbiamo una predisposizione naturale all'egoismo, a sopraffare i diritti degli altri e soltanto attraverso la cultura, l'educazione, la sensibilità riusciamo ad animare la parte migliore di noi. Così all’origine troviamo la paura della separazione, l'odio del conflitto.

Ma c'è un modo più sottile per cui si può arrivare dalla fraternità all'odio. Amare l'umanità in modo così astratto che si finisce con l'odiare il vicino. È quello che sostenevano scrittori come Dostoevskij o come Leopardi, secondo i quali l'amore astratto per l'umanità si accompagna all'indifferenza se non addirittura all'odio per il vicino. Si ama un'entità astratta, l'umanità, tutto ciò che è lontano da noi, salvo poi essere indifferenti rispetto al fratello che soffre, al vicino che sta male e che ti chiede di testimoniare la fraternità e tu non lo fai perché sei attratto da questi massimi princìpi che ti portano a solidarizzare con il mondo e non con i vicini.

Viceversa, passare dall'odio alla fraternità, è sicuramente più difficile. Ma credo che tutto passi innanzi tutto attraverso la considerazione che noi non riusciamo a vivere se non attraverso la relazione con gli altri, cioè da un intreccio fondamentale che ci mette in relazione con il mondo. Non si tratta soltanto di tollerare l'esistenza dell'altro, come ci ha insegnato l'Illuminismo, ma di rispettare l'esistenza dell'altro, di non lasciarlo semplicemente parlare, ma, al contrario, di ascoltare quello che dice. Tuttavia questa visione dell'ascolto tutti noi l'abbiamo un po' perduta in una società in cui l'egoismo, come fatto cosmico, è diventato un po' la radice del nostro tempo.

Dobbiamo aprirci a una dimensione comunitaria e capire che il legame sociale è la base per poter fare quel salto di qualità, dall'odio alla fraternità, dall'indifferenza, che poi è la matrice dell'odio, alla fraternità.
Perciò è necessario un percorso interiore per poter arrivare ad elaborare la vera idea di fratellanza. Quando però tutto viene relegato nella dimensione interiore c'è il rischio che si scelga, prima, la via di una interiorità ricca di apertura all'altro e poi di una vita concreta che prescinde completamente dal rapporto con gli altri. Spesso la carità elevata a princìpio interiore non si manifesta poi nelle opere, nella vita.

È opportuno creare una continuità di comportamento, che consiste in un’elaborazione concettuale o morale di un codice di apertura agli altri accompagnata da una reale, concreta opera di apertura agli altri. È quello che di solito manca, perché spesso crediamo, anche in virtù di un lascito di cultura protestante o di cultura calvinista, che basti il soliloquio con la propria coscienza, con la propria interiorità, per realizzare le maggiori rivoluzioni, quando esse, invece, si realizzano semplicemente agendo. E quindi l'azione, scissa dalla riflessione, produce talvolta pensieri nobili e azioni ignobili, o viceversa.

 Oggi viviamo questa idea della solidarietà come legame universale, come apertura universale che spesso porta a non riconoscere la concretezza dei legami sociali, che non sono legami universali poiché nascono attraverso la nostra vita e il rapporto di questa con il mondo esterno. Sono i legami con la nostra famiglia, con la nostra città, con i nostri compagni di scuola, con la nostra Patria, con la nostra lingua. Probabilmente l'idea di solidarietà come l'abbiamo pensata finora ha un che di astratto e di utopistico, mentre l'idea di comunità può dimostrarsi la base per una solidarietà concreta. Cioè cominciamo ad amare coloro che ci sono vicini, poi allontanandocene per cerchi concentrici, via via abbracciamo mondi sempre più vasti. Questa credo sia l'unica strada per poter concretizzare la solidarietà, altrimenti rimarremmo in questo codice di pacifismo universale che ci porta fuori dalla realtà, poiché il pacifismo non è il rimedio e il toccasana del mondo; mai nessun pacifismo ha sconfitto la guerra o la crudeltà. È necessario dunque uscire da questa dimensione nobile, ma astratta della solidarietà, per entrare in una dimensione più realistica dove il legame comunitario sta alla base di una vera solidarietà, perché bisogna armarsi per combattere la crudeltà.

 Io non credo che la fratellanza sia il valore supremo rispetto al quale il mondo si deve inchinare, poiché esistono valori che superano la stessa fratellanza. Per chi crede in Dio ci sono valori di natura metafisica, c'è l'idea della Resurrezione, c'è il princìpio della nostra vita che continua. Io penso che il valore della fratellanza sia uno dei valori della società. La capacità di una società è anche quello di far tesoro del proprio passato, delle proprie origini e di sapere in questo modo fecondare l'avvenire, mentre le società legate solo dalla fratellanza sono realtà che vivono soltanto nell’immediato e che quindi bruciano tutto nel rapporto estemporaneo tra contemporanei. Un civiltà che sa di avere un futuro, invece, trasmette valori, pratiche, contenuti, culture, cioè trasmette tradizione, ma non come reliquiario di cose morte, bensì come capacità di trasferire valori vivi attraverso una rielaborazione incessante di generazione in generazione. Quindi il valore della fratellanza è si un valore importante, ma secondario rispetto a questa dimensione di apertura all'altro, dove esiste il rapporto con la tradizione, col senso religioso, col senso della comunità e col senso della famiglia.

 

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Cara amica, Caro amico,

non ho ancora approfondito per quale motivo ho deciso di aprire questo Blog "Sorsi di luce"... probabilmente si tratta del bisogno, oggi così diffuso, di sentirsi in contatto .... di avere compagnia... di ascoltare e sentirsi ascoltati.

Non credo di avere delle cose importanti o stupefacenti da offrire...

ma..... probabilmente, solo la quieta serena confidenza di un'amica che di tanto in tanto ti segnala qualcosa che l'ha interessata.... che ha fatto vibrare per quache istante la sua anima.... qualche riflessione ad alta voce... senza alcuna pretesa.... semplicemente perchè sgorga naturalmente... come l'acqua del ruscello che ho scelto come l'immagine del blog.

Spero possa stare bene in mia compagnia ...  buon divertimento

 

TRAMONTO SUL MARE

 C'è un'ora del giorno in cui tutto cambia, è il tramonto, momento in cui il colore del cielo si tinge di rosa e il mare diventa lo specchio perfetto per tanta bellezza. A noi non resta che fermarci ed ammirarlo. sentendoci per un attimo parte di quella bellezza. 

 

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BENVENUTO

....così desidero immaginare questo blog come una bella festa da passare con tutti gli amici e parenti, vicini e lontani geograficamente e spiritualmente. Creare per rendere accogliente e gradevole la mia "casa", per poter condividere dei momenti sereni con gli invitati o semplicemente, come avviene nelle feste di paese, con i curiosi.

Ecco che allora il mio lavoro assume un significato più completo e gratificante: diventa come una bella pesca matura che si lascia cogliere, grata di aver avuto la fortuna di aver potuto vivere il suo scopo e poter liberare i suoi semi.

Perciò ti ringrazio amico mio. Il realizzare questo blog in tua compagnia, pensando alla nostra  possibile comunione, sera dopo sera,  è per me fonte di gioia. Spero che anche tu, leggendo, possa divertirti e conoscermi un pochino, almeno da sapere che, al di là della vita banale di tutti i giorni, dietro allo sguardo talvolta soprappensiero, c’è una persona che vive. 

 

 

ESSERE COME SE....

Lavora come se non avessi bisogno dei soldi, ama come se nessuno ti abbia mai fatto soffrire, balla come se nessuno ti stesse guardando, canta come se nessuno ti stesse sentendo, vivi come se il Paradiso fosse sulla Terra

 
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