Creato da AmmiraglioLanglais il 22/08/2009

SORSI DI LUCE

Il reticolato dell'Ammiraglio Langlais .................................................................... pensieri, riflessioni, letture, immagini, suoni e colori dell'anima ...e anche no............."Sorsi di luce" pertanto vuole essere un semplice momento di incontro, come si farebbe assaporando un buon caffè, o passeggiando a braccetto per le strade di una città sconosciuta, o seduti in riva al mare ascoltando la risacca...

 

Un buon RISVEGLIO

Post n°304 pubblicato il 07 Aprile 2014 da AmmiraglioLanglais

Mesmo quando tudo pede um pouco mais de calma

 

E' (sempre) la stessa cosa, quando tutto richiede un po' più di calma

Até quando o corpo pede um pouco mais de alma

 

o quando il corpo chiede un po' di più d'anima

A vida não pàra

 

la vita non si ferma

Enquanto o tempo acelera e pede pressa

 

mentre il tempo accelera e mette fretta

Eu me recuso, "faço hora" e vou na valsa

 

mi rifiuto, spero e faccio un giro di valzer

 

 

 

A vida é tão rara

 

La vita è tanto rara

Enquanto todo mundo espera a cura do mal

 

mentre tutto il mondo cerca la cura del male

E a loucura finge que isso tudo é normal

 

e la follia finge che tutto ciò sia normale

Eu finjo ter paciência

 

io fingo di avere pazienza

O mundo vai girando cada vez mais veloz

 

il mondo gira ogni volta più veloce

A gente espera do mundo e o mundo espera de nós

 

la gente spera nel mondo ed il mondo spera in noi

Um pouco mais de paciência

 

un po' più di pazienza

Será que é tempo que lhe falta prá perceber?

 

sarà il tempo che ci manca per comprendere?

Será que temos esse tempo prá perder?

 

sarà che abbiamo (tutto) questo tempo da pèrdere?

E quem quer saber?

 

e chi può saperlo?

 

 

 

A vida é tão rara, tão rara...

 

La vita è tanto rara, tanto rara...

Mesmo quando tudo pede um pouco mais de calma

 

E' la stessa cosa, quando tutto richiede un po' più di calma

Até quando o corpo pede um pouco mais de alma

 

o quando il corpo chiede un po' di più d'anima

Eu sei, a vida não pàra

 

io lo so, la vita non si ferma

A vida não pàra, não

 

la vita non si ferma, no

http://www.lenine.com.br/it/

 

 
 
 

Breogán . il mitico sovrano celtico proveniente dalla Galizia

Post n°303 pubblicato il 24 Marzo 2014 da AmmiraglioLanglais
Foto di AmmiraglioLanglais

 

Alla fine della preistoria, verso l’Età del Ferro, l’essere umano decise di abbandonare la vita nomade per stabilirsi in villaggi più o meno popolati. Sorsero in questo modo i primi insediamenti celtici nella Spagna nordoccidentale, in Galizia e nelle Asturie.

L'origine delle genti che vivevano lì prima dell'invasione celtica è sconosciuta.

Secondo queste popolazioni, tutte le cose della natura nascondono uno spirito che influenza lo spirito umano. Nella filosofia celtica la cosa più importante è la libertà individuale e la ricerca delle cose nascoste dietro la realtà. In questa società le donne facevano la guerra e gli uomini si prendevano cura delle case.

Il Breogán fu un mitico sovrano celtico proveniente dalla Galizia, di cui sarebbe stato il fondatore (tant'è che viene spesso chiamata casa di Breogán).

I suoi figli erano Ith e Bile (Beleno). Era figlio di Brath.

Secondo il Lebor Gabála Érenn, dice che a Brigantium (A Coruña) costruì una gigantesca torre.

Ith e Bile giunsero in Irlanda, dove furono accolti dai Tuatha Dé Danann, che in seguito uccise Ith.

Decenni dopo il nipote di Breogan, Míl Espáine, si vendicò conqusitando l'isola.

Il nome Galizia deriva dal latino  Gallaecia: l'attuale comunità infatti occupa gran parte dell'antica provincia romana, la Galizia appunto. Il nome originario in latino deriva a sua volta da quello delle antiche tribù celtiche che erano insediate nell'area a nord del fiume Douro.

L'eredità celtica della Galiza viene celebrata spesso.

La musica popolare è in genere molto viva, sia che si riallacci a contesti celtici che a vecchie ballate.

http://www.jamendo.com/it/artist/351573/breogan

Breogán 
 
 è uno dei gruppi di Musica Celtica Fusion, nato 
 alla fine del
 2004, che salva il 
 folklore galiziano 
e irlandese. Questo repertorio tradizionale della musica
 popolare celtica, viene fuso con
 arrangiamenti, utilizzando strumenti tradizionali: cornamusa, 
 arpa 
 bodhran, e molti altri strumenti.

 
 
 

Redenzione

Post n°302 pubblicato il 10 Marzo 2014 da AmmiraglioLanglais

CASSANDRA WILSON

REDEMPTION SONG

Gli antichi pirati razziavano

io venduto,

io alle navi dei mercanti qualche minuto

dopo essere stato preso dal buco dove mi ero rintanato

Ma la mia mano venne fortificata Dalla mano dell'Onnipotente

Noi di questa generazione rivolta al trionfante futuro

Tutto ciò che ho mai avuto sono canti di libertà

Non vuoi aiutarci a cantare questi canti di libertà?

Perché tutto quel che ho mai avuto sono canti di Redenzione, canti di Redenzione

Emancipatevi dalla schiavitù mentale

Solo noi stessi possiamo liberare le nostre menti

Non temete l'energia atomica

Poiché nessuno di loro può fermare il tempo

Per quanto ancora uccideranno i nostri profeti

Mentre noi ce ne stiamo da parte a guardare

Alcuni dicono che è solo un aspetto

Siamo noi che dobbiamo riempire il libro

Non vuoi aiutarci a cantare questi canti di libertà?

Perché tutto ciò che ho mai avuto sono Canti di Redenzione, canti di Redenzione

Canti di Redenzione

Emancipatevi dalla schiavitù mentale

Solo noi stessi possiamo liberare le nostre menti

Non temete l'energia atomica

Poiché nessuno di loro può fermare il tempo

Per quanto ancora uccideranno i nostri profeti

Mentre noi ce ne stiamo da parte a guardare

Sì, alcuni dicono che è solo un aspetto

Siamo noi che dobbiamo riempire il libro

Non vuoi aiutarci a cantare questi canti di libertà?

Perché tutto ciò che ho mai avuto sono canti di Redenzione,

Tutto ciò che ho mai avuto sono canti di Redenzione

Questi canti di libertà, canti di libertà

 

TRADUZIONE DI DOTTMOMO

 
 
 

Il "fantasma dell'ipocrisia"

Post n°301 pubblicato il 10 Marzo 2014 da AmmiraglioLanglais
Foto di AmmiraglioLanglais

Il «fantasma dell’ipocrisia» ci fa dimenticare come si accarezza un malato, un bambino o un anziano. E non ci fa guardare negli occhi la persona a cui diamo frettolosamente l’elemosina ritraendo subito la mano per non sporcarci. È un monito a «non vergognarsi» mai della «carne del fratello» quello rivolto da Papa Francesco durante la messa celebrata nella mattina del 7 marzo nella cappella della Casa Santa Marta. 

Nel giorno del venerdì dopo le ceneri la Chiesa, ha spiegato il Pontefice, propone una meditazione sul vero significato del digiuno. E lo fa attraverso due letture incisive, tratte dal libro del profeta Isaia (58, 1-9a) e dal Vangelo di Matteo (9, 14-15). «Dietro le letture di oggi — ha subito affermato il Pontefice — c’è il fantasma dell’ipocrisia, della formalità nel compiere i comandamenti, in questo caso il digiuno». Dunque «Gesù torna sul tema dell’ip o crisia tante volte quando vede che i dottori della legge pensano di essere perfetti: compiono tutto quello che è nei comandamenti come se fosse una formalità». E qui, ha avvertito il Papa, c’è «un problema di memoria», che riguarda «questa doppia faccia nell’andare sulla strada della vita». Gli ipocriti infatti «hanno dimenticato che loro sono stati eletti da Dio in un popolo, non da soli. Hanno dimenticato la storia del loro popolo, quella storia di salvezza, di elezione, di alleanza, di promessa» che viene direttamente dal Sig n o re . E così facendo, ha proseguito, «hanno ridotto questa storia a un’etica. La vita religiosa per loro era un’etica». Così «si spiega che al tempo di Gesù, dicono i teologi, c’erano trecento comandamenti più o meno» da osservare. Ma «ricevere dal Signore l’amore di un padre, ricevere dal Signore l’identità di un popolo e poi trasformarla in un’etica» significa «rifiutare quel dono di amore». Del resto, ha precisato, gli ipocriti «sono persone buone, fanno tutto quello che si deve fare, sembrano buone». Ma «sono eticisti, eticisti senza bontà, perché hanno perso il senso di appartenenza a un popolo». «La salvezza — ha spiegato il Pontefice — il Signore la dà dentro un popolo, nell’appartenenza a un popolo». E «così si capisce come il profeta Isaia ci parla oggi del digiuno, della penitenza: qual è il digiuno che vuole il Signore? Il digiuno che ha un rapporto con il popolo, popolo al quale noi apparteniamo: il nostro popolo, nel quale noi siamo chiamati, nel quale noi siamo inseriti». Papa Francesco ha riletto, in particolare, questo passo del libro di Isaia: «Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi pare n t i ? » . Ecco, dunque, il senso del vero «digiuno che — ha ribadito il vescovo di Roma — si preoccupa della vita del fratello, che non si vergogna della carne del fratello, come dice Isaia stesso». Infatti «la nostra perfezione, la nostra santità va avanti con il nostro popolo, nel quale noi siamo eletti e inseriti». E «il nostro atto di santità più grande è proprio nella carne del fratello e nella carne di Gesù Cristo». Così, ha sottolineato, anche «l’atto di santità di oggi — noi qui nell’altare — non è un digiuno ipocrita. È non vergognarsi delle carne di Cristo che viene oggi qui: è il mistero del corpo e del sangue di Cristo. È andare a dividere il pane con l’affamato, a curare gli ammalati, gli anziani, quelli che non possono darci niente in contraccambio: quello è non vergognarsi della carne». «La salvezza di Dio — ha ribadito il Pontefice — è in un popolo. Un popolo che va avanti, un popolo di fratelli che non si vergognano uno dell’altro». Ma proprio questo, ha avvertito, «è il digiuno più difficile: il digiuno della bontà. La bontà ci porta a questo». E «forse — ha spiegato citando il Vangelo — il sacerdote che passò vicino a quell’uomo ferito ha pensato» riferendosi ai comandamenti del tempo: «Ma se io tocco quel sangue, quella carne ferita, rimango impuro e non posso celebrare il sabato! E si è vergognato della carne di quell’uomo. Questa è ipocrisia!». Invece, ha fatto notare il Santo Padre, «quel peccatore è passato e lo ha visto: ha visto la carne del suo fratello, la carne di un uomo del suo popolo, figlio di Dio come lui. E non si è vergognato». «La proposta della Chiesa oggi» suggerisce perciò un vero e proprio esame di coscienza attraverso una serie di domande che il Papa ha posto ai presenti: «Io mi vergogno della carne del mio fratello, della mia sorella? Quando io do elemosina, lascio cadere la moneta senza toccare la mano? E se per caso la tocco, faccio così subito?» ha chiesto mimando il gesto di chi si ripulisce la mano. E ancora: «Quando io do l’elemosina, guardo gli occhi di mio fratello, di mia sorella? Quando io so che una persona è ammalata vado a trovarla? La saluto con tenerezza?». Per completare questo esame di coscienza, ha precisato il Papa, «c’è un segno che forse ci aiuterà». Si tratta di «una domanda: so accarezzare gli ammalati, gli anziani, i bambini? O ho perso il senso della carezza?». Gli ipocriti, ha proseguito, non sanno più accarezzare, si sono dimenticati come si fa. Ecco allora la raccomandazione di «non vergognarsi della carne del nostro fratello: è la nostra carne». E «saremo giudicati», ha concluso il Pontefice, proprio sul nostro comportamento verso «questo fratello, questa sorella» e non certamente «sul digiuno ipocrita».

© Osservatore Romano - 8 marzo 2014

 
 
 

Celti casertani.

Post n°300 pubblicato il 13 Gennaio 2014 da AmmiraglioLanglais
Foto di AmmiraglioLanglais

http://www.jamendo.com/it/list/a67364/irish-roots

Il Brigan vede impegnati tre musicisti provenienti dal sud Italia uniti dall'interesse per la musica e per la cultura celtica che li spinge a intraprendere una nuova strada: contaminare musica dell'area celtica con musica popolare della loro terra.

 

 
 
 

AREA PERSONALE

 

Cara amica, Caro amico,

non ho ancora approfondito per quale motivo ho deciso di aprire questo Blog "Sorsi di luce"... probabilmente si tratta del bisogno, oggi così diffuso, di sentirsi in contatto .... di avere compagnia... di ascoltare e sentirsi ascoltati.

Non credo di avere delle cose importanti o stupefacenti da offrire...

ma..... probabilmente, solo la quieta serena confidenza di un'amica che di tanto in tanto ti segnala qualcosa che l'ha interessata.... che ha fatto vibrare per quache istante la sua anima.... qualche riflessione ad alta voce... senza alcuna pretesa.... semplicemente perchè sgorga naturalmente... come l'acqua del ruscello che ho scelto come l'immagine del blog.

Spero possa stare bene in mia compagnia ...  buon divertimento

 

TRAMONTO SUL MARE

 C'è un'ora del giorno in cui tutto cambia, è il tramonto, momento in cui il colore del cielo si tinge di rosa e il mare diventa lo specchio perfetto per tanta bellezza. A noi non resta che fermarci ed ammirarlo. sentendoci per un attimo parte di quella bellezza. 

 

ULTIME VISITE AL BLOG

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BENVENUTO

....così desidero immaginare questo blog come una bella festa da passare con tutti gli amici e parenti, vicini e lontani geograficamente e spiritualmente. Creare per rendere accogliente e gradevole la mia "casa", per poter condividere dei momenti sereni con gli invitati o semplicemente, come avviene nelle feste di paese, con i curiosi.

Ecco che allora il mio lavoro assume un significato più completo e gratificante: diventa come una bella pesca matura che si lascia cogliere, grata di aver avuto la fortuna di aver potuto vivere il suo scopo e poter liberare i suoi semi.

Perciò ti ringrazio amico mio. Il realizzare questo blog in tua compagnia, pensando alla nostra  possibile comunione, sera dopo sera,  è per me fonte di gioia. Spero che anche tu, leggendo, possa divertirti e conoscermi un pochino, almeno da sapere che, al di là della vita banale di tutti i giorni, dietro allo sguardo talvolta soprappensiero, c’è una persona che vive. 

 

 

ESSERE COME SE....

Lavora come se non avessi bisogno dei soldi, ama come se nessuno ti abbia mai fatto soffrire, balla come se nessuno ti stesse guardando, canta come se nessuno ti stesse sentendo, vivi come se il Paradiso fosse sulla Terra

 
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COLLEGAMENTO IN TEMPO REALE UNO PIAZZA S. PIETRO

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