...un attore ti insegnasse ad usare la carta da forno? Voi lo sapevate di doverla bagnare prima di usarla? No…? Allora vale sicuramente la
pena di fare un salto al Teatro Argentina – o dove porterà in giro il suo
spettacolo dopo di là – dove Marco Paolini ti insegna anche questo… comincia parlando
di economia, quella di tutti i giorni, di casa nostra, quella che
transita per il carrello della spesa, per intenderci. E partendo da lì si torna
indietro, fino agli anni 80, quelli che hanno segnato per sempre (almeno fino
ad oggi sicuramente) il passaggio dalla gestione del mondo dalla politica
all’economia. E lo fa mettendo a confronto il suo alter ego dei “diari” Nicola
niente meno che con Margaret Thatcher, la principale deregulator del ventesimo secolo.
Prima di lei esistevano i posti fissi, i servizi pubblici, le grandi aziende
pubbliche e private… insomma, non si poteva costruire sulle ferrovie, sulle
stazioni, sugli acquedotti, ma solo su Parco della Vittoria e Viale dei
Giardini. Il resto era proibito dal regolamento… poi passò lei, la lady di
ferro, e senza chiedere il permesso si mangiò il regolamento. A quel punto, a
partire dall’Inghilterra per spargersi per tutto il mondo, passando per la new
economy - e la povera Italietta che si credeva una grande nazione e si è
indebitata all’inverosimile per avere anche quello che non gli serviva – attaccò
il cartellino del prezzo a tutto, sì, anche al povero Nicola. Paolini va avanti come una rompighiaccio, sfondando a suo
piacimento – per poi ricomporla quando vuole – la quarta parete. Incanta,
affabula, ti porta avanti insieme a Nicola attraverso la distruzione
dell’economia come la conoscevamo, fino ai call center… e domani? Chissà... Ma Nicola non è solo. La sua vita e il dialogo con Miss
Maggie vengono scanditi da una colonna sonora travolgente, eseguita da quei Mercanti
di Liquore che già erano il co-motore dello spettacolo “song n. 32” del 2003 (ebbi la fortuna di vederlo al festival "bella ciao" di un paio
di anni fa, ma quella è un'altra storia). E, come in quel caso, la musica è strabordata oltre il calo del
sipario (che fisicamente non c’è, ma mi piaceva l’espressione ;-)) fino a
generare un “figlio” nel CD Miserabili (l’altro, qualora ve lo domandaste, è
“Sputi”). Se volete uno qualcosa di teatralmente “tradizionale”, certamente questo
spettacolo non fa per voi. Ma se volete emozionarvi, arrabbiarvi, pensare,
sorridere (anche amaramente) e andarvene più ricchi di quando vi siete seduti
in poltrona, è, in una parola, impedibile. Se poi, come è capitato a me, capita per
bis di ascoltare una “Guerra di Piero” senza fronzoli ma con molta anima, bè,
allora, ritenetevi più che fortunati. E cercate di spiegare ai vostri amici
perché il teatro è meglio del cinema.Marco Paolini e Mercanti di LiquoreMiserabili – Io e Margaret ThatcherTeatro Argentina – fino al18/01/2009Marco Paolini e Mercanti di LiquoreMiserabiliV2/Universal MusicDimenticavo: siamo dovuto andare via dal teatro un po’ di
fretta, e non ho potuto fare i meritati complimenti agli artisti in camerino. Ci
siamo fermati alla Feltrinelli lì di fronte, e ci siamo bevuti un bel tè caldo,
in attesa di riprendere l’autobus per tornare a casa. Prima, però, butto un
occhio verso la musica italiana per vedere se c’è una copia del CD dello
spettacolo (mentre uscivo dal teatro avevo notato che, stranamente, nel foyer
non ce ne vendevano. Mah.). Ne trovo una – l’unica – e soddisfatto continuo a
girare un po’ tra i reparti. Chi ti becco?Esattamente. Ora, diciamo la verità, ci sono delle volte in cui mi
intimidisco un pò. Questa era una di quelle. Cerco di ignorare questo dettaglio
e chiedo se cortesemente mi può autografare il disco. Che però devo pagare,
visto che sono ancora dentro. Nessun problema, mi fa lui, ti aspetto fuori. Io
cerco ancora una cosa, e vado a pagare il tutto. Vado per cercarlo dove lo
avevo visto prima, ma la mia dolce metà mi chiama. Lui stava già fuori. Ad
aspettare me prima di andare via, accendendosi una pipa nell’attesa…