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DANILO SUONA FABRIZIO


Si può "usare" Faber senza la forza delle sue parole? Si può rendere con la sola musica l'emozione di uno dei nostri "canzonettari" più grandi?Una scommessa difficile, quasi impossibile, ma non per tutti. Se esistessero i musicisti supereroi, Danilo Rea sarebbe uno di questi. Solo col suo piano e un fascio di luce, ha coinvolto, emozionato e commosso. Scivolando con disinvoltura dentro medley che farebbero inorridire qualsiasi purista che non fosse stato lì (riuscite ad immaginare un collage tra "Bocca di Rosa" e "Here comes the sun?" Bè, io ieri l'ho sentito.) ha portato avanti un'ora e mezzo di emozioni che faticavano a essere contenute dentro la tastiera. Se chiudevi gli occhi, facevi davvero fatica a pensare che non ci fossero ALMENO due pianisti sul palco.In effetti, Danilo me lo immagino come Novecento, il pianista sull'oceano, che ha avuto il coraggio di scendere dalla passerella della nave e ha affrontato il mondo. Gli 88 tasti non gli bastano più, e una canzone sola gli sta stretta. Salta, mescola i brani, cita, fai fatica a stargli appresso. Con i Doctor 3 o il Trio di Roma, ma anche da solo, come ieri. Salta sullo sgabellino, suda, fatica.La gente sente la canzone di Marinella, il pescatore, amore che vieni, amore che vai, ma poi si perde dietro i mille accordi, i controcanti che fa incrociando più volte le mani, le parti scritte da lui che ficca qui e là, si lascia rapire.E la giusta ricompensa non si fa attendere. Brano dopo brano, le mani si spellano a furia di applaudire. Addirittura, a luci già accese, la gente non smette di applaudire e Danilo, stanco ma visibilmente felice, regala un intensissimo tris composto da un medley tra "the falls" di Morricone e la Cavalleria rusticana.E alla fine, secondo me, pure Fabrizio, lassù, per un'ora e mezza, ha posato la birra, si è acceso qualche sigaretta e si è messo ad ascoltare. E gli è apparsa l'ombra di un sorriso.