sottoilsette

GIOCHI LETTERARI


Ogni tanto si incoccia un bel gioco letterario in quel di internèt... stavolta si tratta di incipit di romanzi immaginati. Di solito, per me, è una buona scusa per affrontare la macchina da scrivere travestita da calcolatrice che ho davanti e farla trottare.Il titolo non l'ho neanche immaginato. C'è appena un accenno di storia, che chissà se vedrà mai la luce...  Non c’è lei dietro quella lastra bianca, si disse. Non c’è una persona. Non c’è niente.Questo era maledettamente ovvio, per uno come lui. Eppure si trovava lì, immobile, a domandarsi che cosa fare adesso e senza trovare una risposta.La sua assenza era stata notata, ovviamente. Era l’argomento principe alla fine della cerimonia. Del resto, in quei momenti, un argomento di conversazione qualunque aiuta ad esorcizzare il dolore.Nel suo caso, il problema non esisteva. Adesso, nel suo petto, regnava un desolante e freddo silenzio. Non una lacrima. Non una emozione.Nulla.Si abbassò per guardare meglio la foto. Era una delle tante di loro due insieme, dove qualcuno aveva tagliato la parte che ritraeva lui.Era stata una scelta obbligata, in fondo. Si cerca sempre una foto sorridente da lasciare come perenne ricordo e, di foto di lei sorridenti di prima che si conoscessero, non ne erano riusciti a trovare. Per dopo… tra loro due, la fotografa era lei. Lui, come fotografo, era semplicemente penoso.Si distolse leggermente sorridendo all’involontaria ironia della cosa, trovandosi senza accorgersene con lo sguardo negli occhi di qualcuno. Un fatto singolare, considerando l’altezza a cui si trovava.Ciao. Un bambino. Sei, sette anni al massimo, valutò.Ciao, rispose lui, mentre si domandava da dove fosse sbucato.E’ la tua fidanzata?Era, rispose lui senza rendersi di come ci avesse messo così poco tempo a parlarne al passato. Purtroppo me l’hanno portata via.E chi è stato? disse ancora il bambino.Delle persone che non le volevano bene, rispose asciutto.Che peccato. E queste persone ti hanno chiesto scusa?Fu una domanda che lo lasciò interdetto.E perché avrebbero dovuto?Perché chi sbaglia deve sempre capire che ha sbagliato. E lo dimostra chiedendo scusa, così viene perdonato. Così mi hanno insegnato mamma e papà. Beata innocenza, pensò.Posso mettere un fiore?  Certo. Le farebbe piacere, fu la sua risposta. Che ottenne l’immediato sgambettio del piccolo verso quei genitori che involontariamente avevano fornito anche a lui una risposta, anche se ad un’altra domanda.Possibile che sia tutto qui? disse alla foto che lo guardava da quel pezzo di marmo. Devo fare solo questo?Ma la foto non rispose.Forse siamo soli in questa vita come in quell’altra, si disse. Si voltò, fece quattro passi ed attraversò il muro svanendo nell’aria grigia di fronte agli occhi meravigliati del bambino che tornava con il fiore in mano.Aveva ben chiaro in mente quello che doveva fare.  E ora potete sfogarvi.... ;-))))))))))))))))