Creato da soul_woman il 20/02/2006

chocolate factory

La capacità di stupirsi di fronte alle cose, senza fare mille congetture...

 

 

Manuale contro la timidezza - Cap. 01

Post n°53 pubblicato il 09 Marzo 2007 da soul_woman

Al mondo ci sono tante persone che, per loro sfortuna, nascono con delle malformazioni: c’è chi nasce senza un dito di una mano o di un piede; chi nasce senza un braccio o una gamba o un occhio o un orecchio; c’è chi nasce con il cuore malformato; e c’è chi nasce timido. Già, perché qualunque cosa voi possiate dire, la timidezza è una gravissima malformazione che costringe, chi ne soffre, a vivere una vita a metà, senza la possibilità di esprimersi per quello che si è.

Trovatemi una sola persona al mondo che almeno una volta nella vita non abbia avvertito i sintomi della timidezza ed abbia fatto delle megafiguracce in delle circostanze alle quali teneva particolarmente. Ecco, questo è un classico esempio di timidezza estemporanea, che colpisce un po’ tutti ma che poi passa. Ma ci sono i casi patologici, coloro che nascono così e che, qualunque cosa tentino di fare nella vita, non riusciranno mai a sconfiggere questo aspetto. E questo è un male gravissimo, peggio di un cancro, per il quale non esistono cure. Anzi sarebbe più giusto ricevere un’indennità o una pensione, per ripagarsi da tutto ciò che si continua a perdere quotidianamente.

Ovviamente leggendo queste poche righe vi sarete resi conto che chi scrive è affetta da questa malattia e da sempre cerca invano di sconfiggerla. Qualcuno ancora oggi si ostina a dire che in realtà non sono timida e che mi basta mettermi a mio agio per stare bene. Ma questo qualcuno ancora non si è reso conto della gravità della situazione e quindi nutre speranze vane e false.

Quali sono i sintomi della timidezza?

Innanzitutto paura. Ma che dico paura… terrore!!! Paura di cosa? Ma di sbagliare, di dire fesserie, di fare figuracce mostruose, di essere considerati stupidi. Una delle cose più imbarazzanti è trovarsi in mezzo ad altra gente e non riuscire a dire nulla di sensato. All’improvviso la tua mente si chiude, scende come una saracinesca che sbarra tutti i tuoi pensieri dentro una gabbia e ti lascia a malapena quelle quattro parole per rispondere a monosillabi: si, no, certo, ma si, forse, però, ecc… Ma che razza di parole sono queste? Semplici intercalare che non dicono nulla. Il problema è che sei talmente terrorizzato dall’idea di dire una fesseria che ti privi di aprire bocca.

All’improvviso l’insicurezza prende il sopravvento, si spande dentro il tuo corpo come un freddo sciroppo che congela tutte le tue cellule e preferisci fare finta di nulla o di non sapere pur di aprire bocca. Ma non sempre si tratta di paura di sbagliare. A volte è anche paura di essere giudicati. Vi faccio un esempio banalissimo ma chiaro. Quando andavo a scuola a volte l’insegnante poneva una domanda alla classe e nessuno sapeva rispondere. Disperato la ripeteva e continuava a chiedere se qualcuno sapesse rispondere ma la sua attesa era vana ed alla fine doveva arrendersi all’evidenza di avere di fronte una classe di ignoranti. Ma nell’ultimo banco, attaccata ai cappotti appesi alla parete in fondo alla stanza, io lottavo contro me stessa. Io la risposta la sapevo, perché ero una secchiona, perché studiavo sempre, anche quello che non era richiesto studiare, e ardevo dal desiderio di rispondere. Ma c’era la paura di essere considerata dagli altri una “saputella”, una secchiona, un’arrogante che ostenta la sua conoscenza. Quelli erano momenti tragici: lottavo ferocemente contro me stessa, mi sentivo rodere l’anima, mi sentivo la voce strozzata dentro la gola e una rabbia cieca che mi saliva dalle viscere e non sapeva da che parte uscire. Avrei voluto sbattere la testa contro lo spigolo del banco e farmi molto male, pur di non soffrire così.

Lo so che vi sembrerà esagerata la mia descrizione, ma purtroppo era così. Arrivavo a stare veramente male, e il peggio era quando la risposta la dava l’insegnate, era la stessa che volevo dare io ma oramai non c’era più tempo. Era una vera umiliazione per me stessa dovermi arrendere a questa mia debolezza cronica e all’incapacità di vincerla.

Oggi per fortuna questa paura l’ho superata, anche se spesso fingo di sapere molto meno di quello che so, fingo di non ricordare qualche nome o qualche data e mi giustifico con frasi del tipo “me l’ha detto una persona”, “l’ho letto in un libro”, “ho sentito dire”… Mi sento un’idiota quando faccio così, ma mi sento anche a posto con me stessa e con le mie lotte interiori.

Questo comunque è per farvi capire fino a che punto la timidezza può condizionare la propria esistenza e danneggiarla.

Altro sintomo gravissimo e l’arrossamento. Sei in mezzo ad altra gente, si parla e ad un certo punto, fiera di te stessa, superi l’ostacolo dell’incertezza ed esprimi un tuo parere. Sei al settimo cielo perché stai parlando senza timori ma all’improvviso ti accorgi che gli altri stanno zitti, ti stanno ascoltando e tutta l’attenzione è puntata su di te ed allora senti le guance avvampare ed il cuore battere all’impazzata. È un’emozione troppo grande e ti sconvolge smisuratamente tanto da creare reazioni simili alle crisi di panico. Ed è per questo che via via abbassi il tono della voce e ti avvii al termine della tua discussione per passare la parola a qualcun altro.

La cosa peggiore dell’arrossamento è che non lo puoi nascondere. Si nota, è evidente e ti francobolla per la vita. Da quel momento in poi tutti sanno che sei timida e non ti lasceranno mai più in pace…

 
 
 

UN PULSANTE PER SPEGNERE LA TIMIDEZZA

Post n°52 pubblicato il 21 Febbraio 2007 da soul_woman

Evvabbene, sono timida. Ma è davvero così evidente? È mai possibile che conosco delle persone e, dopo appena 5 minuti, già si accorgono di questo aspetto del mio carattere? Eppure cerco di sforzarmi, di apparire una persona spigliata, serena, a mio agio. Da cosa lo capiscono?

Forse dal fatto che non appena mi viene rivolta la parola e tutti stanno lì ad aspettare che io parli, divento tutta rossa fin dentro alle orecchie.

Forse dal fatto che quando parlo mi trema la voce e balbetto in modo abbastanza evidente.

Forse dal fatto che non guardo mai negli occhi i miei interlocutori.

Forse perché nel corso di un’intera serata sono capacissima di starmene in silenzio e in disparte senza aprire la bocca neppure per tossire.

Forse perché ho talmente tanti di quei tic nervosi che non si può non notarli.

Mah, io mi sforzo, ma i risultati sono pessimi. Magari se cominciassi ad accettarmi per quello che sono…

 

Il fatto è che ho avuto sempre molta difficoltà a colloquiare con persone che non conosco, specie se queste persone sono i genitori di qualche fidanzato. Io mi rendo conto dei loro sforzi per mettermi a mio agio e mi rendo anche conto di quanto ci restino male nel vedermi sempre così distaccata. Ma che ci posso fare se quando mi ritrovo a parlare con certa gente la mia mente si offusca e riesco solo a dire frasi banali che riguardano il tempo e le stagioni che non sono più come una volta? In certe situazioni mi verrebbe voglia di sbattere la testa contro il muro all’infinito, per punire la mia idiozia. Ma a che servirebbe?

Il risultato è che finisco per rimanere in un angolo in silenzio, facendo la figura a volte della snob, altre volte dell’indifferente, altre ancora dell’immatura. Ma non c’è un pulsante per spegnere la timidezza?

 
 
 

Spaccacuore e lo stupro musicale

Post n°51 pubblicato il 19 Gennaio 2007 da soul_woman

Una delle canzoni più belle del panorama musicale italiano è Spaccacuore di Samuele Bersani. Forse io sarò di parte perché questo cantautore romagnolo è uno dei miei artisti preferiti (oltre al fatto che è anche un gran bel pezzo di ragazzo, ma questo è un altro discorso).

Ieri sera però, al telegiornale di Rai 1, hanno presentano il nuovo video di Laura Pausini che ha reinterpretato Spaccacuore. Non credo di esagerare nel dire che si è trattato di un vero e proprio stupro musicale.

Laura Pausini non è la mia cantante preferita, ma non è neppure tra gli artisti che apprezzo. Ammetto che ha una estensione vocale fantastica ma la sua voce non mi è mai piaciuta, anzi l’ho sempre trovata piuttosto fastidiosa, ed inoltre trovo il suo modo di cantare piuttosto piatto. Non ci mette pathos, non ci mette grinta, non interpreta. Il suo è un bell’esercizio vocale e basta.

Spaccacuore parla dell’amore, che a volte fa male, che a volte ci ferisce e ci fa pensare a quello che siamo e a quello che avremo potuto essere. Bersani la canta in modo meraviglioso (anche se la mia preferita resterà per sempre Giudizi universali che, nonostante l’abbia ascoltata migliaia di volte, riesce ancora a farmi venire i brividi tutte le volte che la ascolto). La Pausini distrugge completamente il significato delle parole.

Ci sono cover e cover, ma questa proprio era da risparmiare…

 
 
 

Domenica 7 gennaio 2007

Post n°50 pubblicato il 08 Gennaio 2007 da soul_woman

Quanta emozione un calcio ad un pallone

tu che dicevi piano

Amore mio ti amo.

 
 
 

Dorme quello spirto guerrier che dentro mi rugge

Post n°49 pubblicato il 05 Gennaio 2007 da soul_woman

Certo che la vita è proprio strana: passi tutto il tempo a cercare di diventare importante per qualcuno e poi, quando lo sei, ti senti soffocata dalla consapevolezza che tutto ciò che fai potrebbe minare la felicità degli altri. È bello essere importanti, è bello sentirsi amati, è bello che qualcuno si preoccupi per te ma tutto questo comporta delle responsabilità molto grandi.

Mi sento in trappola, come chiusa dentro una gabbia, mentre “dorme quello spirto guerrier che dentro mi rugge”. Tutti pretendono da me qualcosa, qualcuno vuole che resti, qualcuno vuole che vada, qualcuno vuole che cambi, qualcuno vuole che resti come sono. Ma perché a nessuno importa cosa voglio veramente? Perché nessuno me lo chiede senza però pensare che le conseguenze di ciò che voglio potrebbero fare del male? Ovviamente non conviene, ovviamente è meglio continuare a pensare con la propria testa che il proprio disegno mentale raffiguri in pieno la vita degli altri e la soddisfi.

E allora che cosa voglio?

Una cosa sola: libertà?

La libertà di poter fare della mia vita ciò che voglio, di essere indipendente nelle mie scelte e anche nei sentimenti, di non dover dipendere da qualcuno, di non essere un peso, di non essere sempre mantenuta. La libertà di poter cambiare casa quando voglio, la libertà di dire ad una persona che la amo senza però sapere che tutto si complicherà ulteriormente.

Libertà: è così difficile da capire?

Non voglio passare dalla egida di qualcuno  a quella di qualcun altro, non voglio sentirmi legata ad una persona perché senza di essa sarei nei guai. Voglio poter essere io, sempre e comunque, e non avere paura di perdere tutto e di ricominciare.

Non voglio assistenzialismo.

Non voglio pietà.

Non voglio essere dipendente.

Voglio arrivare a fine mese e pagare le mie bollette.

Voglio arrivare in estate e programmare le mie vacanze.

Voglio guardare le vetrine di un negozio e comperare regali per le persone che amo.

E voglio anche potermene restare a casa da sola una sera a guardare la tv senza avere voglia di parlare con nessuno.

Voglio la libertà.

È così difficile da capire?

 

 
 
 

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