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32-TRENTATTRè: LA PESTE CHE PRIMA NON C’ERA ORA C’E’


Al circolo incontro Dante l’atarassico che sta spiegando il papiro del 33, con le stelle fisse che vi si trovano incise. Quasi a se stesso sembra dire: “Ogni tanto fa bene rileggere Alessandro Manzoni. Ed in particolare nel capitolo 32 (Cagliari e Torino) dei Promessi Sposi, si descrive l’incipit della peste. Il ritrovamento dei morti, così come, poi,  Camus riporterà i resoconti del rinvenimento di sorci a pancia in sù. Le autorità che avendo negato l’idea della peste, prendono il fenomeno sottogamba e non adottano i provvedimenti necessari. Poi nel capitolo 33 (Cagliari e Torino) il trionfo dell’irrazionalità: la peste c’ è ma è colpa degli untori. Le istituzioni che abdicano affidando i loro compiti a soggetti estranei (fenomeno che oggi definiremmo con il termine esternalizzazione). Mutatis mutandis sembra che Manzoni abbia ripreso le vicende attuali relative alla crisi politica, economica e sociale e le abbia raccontate, sostituendo la parola crisi con il verbo terribile peste.” E conclude: “A te oracolo il responso!” Messa così occorre una rima: 32-30ttrè la peste che prima non c’era ora c’è. Dunque sbircio sul papiro e leggo: 32-33+35-45-90 (aggiungerei 16 per Cagliari Milano Torino). Ma se volete un’alternativa, perché non riprendere la lettura dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni e/o della Peste di Albert Camus?