Il proseguo delle indagini e il processo CusaniA metà marzo fu reso pubblico uno scandalo per 250 milioni di dollari, riguardante l'Ente Nazionale Idrocarburi (ENI). Il flusso di accuse, arresti e confessioni non si arrestò.Il 20 luglio 1993, l'ex-presidente dell'ENI, Gabriele Cagliari, si uccise in carcere. In seguito, sua moglie restituì oltre 6 miliardi di lire di fondi illegali. Nel frattempo iniziò il processo a Sergio Cusani. Cusani era accusato di crimini collegati ad una joint venture tra ENI e Montedison, chiamata Enimont. Il processo fu diffuso sulla televisione nazionale, e fu una specie di passerella di vecchi politici messi a confronto con le loro responsabilità. Anche se Cusani non era una figura di primo piano, il fatto che i crimini di cui era accusato fossero collegati all'affare Enimont coinvolse come testimoni molti politici di primo piano.Il culmine del processo Cusani fu quando l'ex Presidente del Consiglio, Arnaldo Forlani, rispondendo ad una domanda, disse semplicemente "Non ricordo"; nelle fotocolor e nelle riprese video fatte dai giornalisti, Forlani appariva molto nervoso, e non si rese conto della saliva che si accumulava sulle sue labbra; questa immagine assurse a simbolo del disgusto popolare per il sistema di corruzione. Bettino Craxi invece ammise che il suo partito aveva ricevuto 93 milioni di dollari di fondi illegali. La sua difesa fu "lo facevano tutti".Persino la Lega Nord fu coinvolta nel processo; il suo segretario Umberto Bossi e l'ex tesoriere Alessandro Patelli furono condannati per aver ricevuto 200 milioni di finanziamenti illegali.Anche il Partito Comunista Italiano fu accusato di corruzione, ma non fu possibile provare chi avesse commesso i fatti. In proposito il Pubblico Ministero Antonio Di Pietro disse, "La responsabilità penale è personale, non posso portare in giudizio una persona che si chiami Partito di nome e Comunista di cognome". Il processo Enimont fu celebrato dopo quello a Cusani, con molto meno interesse popolare.
Mani Pulite 4
Il proseguo delle indagini e il processo CusaniA metà marzo fu reso pubblico uno scandalo per 250 milioni di dollari, riguardante l'Ente Nazionale Idrocarburi (ENI). Il flusso di accuse, arresti e confessioni non si arrestò.Il 20 luglio 1993, l'ex-presidente dell'ENI, Gabriele Cagliari, si uccise in carcere. In seguito, sua moglie restituì oltre 6 miliardi di lire di fondi illegali. Nel frattempo iniziò il processo a Sergio Cusani. Cusani era accusato di crimini collegati ad una joint venture tra ENI e Montedison, chiamata Enimont. Il processo fu diffuso sulla televisione nazionale, e fu una specie di passerella di vecchi politici messi a confronto con le loro responsabilità. Anche se Cusani non era una figura di primo piano, il fatto che i crimini di cui era accusato fossero collegati all'affare Enimont coinvolse come testimoni molti politici di primo piano.Il culmine del processo Cusani fu quando l'ex Presidente del Consiglio, Arnaldo Forlani, rispondendo ad una domanda, disse semplicemente "Non ricordo"; nelle fotocolor e nelle riprese video fatte dai giornalisti, Forlani appariva molto nervoso, e non si rese conto della saliva che si accumulava sulle sue labbra; questa immagine assurse a simbolo del disgusto popolare per il sistema di corruzione. Bettino Craxi invece ammise che il suo partito aveva ricevuto 93 milioni di dollari di fondi illegali. La sua difesa fu "lo facevano tutti".Persino la Lega Nord fu coinvolta nel processo; il suo segretario Umberto Bossi e l'ex tesoriere Alessandro Patelli furono condannati per aver ricevuto 200 milioni di finanziamenti illegali.Anche il Partito Comunista Italiano fu accusato di corruzione, ma non fu possibile provare chi avesse commesso i fatti. In proposito il Pubblico Ministero Antonio Di Pietro disse, "La responsabilità penale è personale, non posso portare in giudizio una persona che si chiami Partito di nome e Comunista di cognome". Il processo Enimont fu celebrato dopo quello a Cusani, con molto meno interesse popolare.