ITALIA DEMOCRATICA.

Un pò di storia 4


Circa un anno dopo, nell’autunno 1993, la vicenda De Mico-Cia ha una seconda puntata. Protagonista, il giudice Guido Salvini, impegnato in quegli anni nella complessa indagine sull’eversione di destra che porterà a individuare e mandare sotto processo alcuni responsabili della strage di piazza Fontana. Il braccio destro di Salvini in quell’inchiesta, Massimo Giraudo, capitano del Ros (Raggruppamento operativo speciale) dei carabinieri, raccoglie le dichiarazioni di un personaggio dell’ambiente criminale ed eversivo, Biagio Pitarresi, il quale racconta di essere in contatto con un uomo della Cia in Italia, Carlo Rocchi, che gli ha chiesto di passargli informazioni sulle indagini di Salvini e Giraudo. I due verificano le affermazioni di Pitarresi: Rocchi lavora davvero per gli americani. Intercettano un suo rapporto sulle indagini inviato via fax a un ufficio dell’ambasciata Usa a Roma. Negli anni precedenti ha svolto missioni anche all’estero, in America Latina e in Corea, e tra l’altro è stato l’ultimo a vedere vivo il banchiere Michele Sindona, in carcere, prima della sua misteriosa morte per avvelenamento avvenuta il 22 marzo 1986. Rocchi, del resto, ha stretti contatti anche con il capocentro di Milano del Sisde (il servizio segreto civile italiano), tale “dottor Rinaldi”.Ma Pitarresi riferisce anche altro: Rocchi gli ha chiesto di attivarsi pure su Mani pulite. “L’ultimo favore richiestogli”, riporta un rapporto del Ros datato 17 dicembre 1993, “era stato quello di rintracciare il Larini prima che lo trovassero le forze di polizia italiane (...). In relazione a tale sollecitazione giunta al Pitarresi, si rappresenta che lo stesso, nel corso dell’ultimo colloquio, faceva presente che tra qualche mese sarebbe stata effettuata un’operazione di screditamento del dottor Di Pietro, basata su un servizio da esso prestato presso la polizia di Stato”. Dalle telefonate intercettate, risulta che Rocchi è in contatto con l’architetto De Mico, che qualche mese prima aveva tentato di “agganciare” Davigo promettendogli, appunto, di “rintracciare” Larini. E proprio la fotocopia del passaporto di De Mico viene trovata durante una perquisizione degli uffici di Rocchi effettuata dagli uomini di Giraudo. Pitarresi racconta che Rocchi gli ha chiesto addirittura di organizzare un attentato a Gerardo D’Ambrosio. In seguito, un tentativo di azione contro il coordinatore del pool comunque ci sarà: il 14 aprile 1995 la scorta di D’Ambrosio metterà in fuga un misterioso personaggio appostato, con in mano un fucile, nel giardino di una scuola davanti all’abitazione del magistrato.