ITALIA DEMOCRATICA.

Basta terrore, armiamoci!


 Il multiculturalismo ha fatto cilecca. Bisogna resistere all'islamizzazione con mezzi violenti. Lo sostiene un arabista democratico. E chiede alle democrazie di svegliarsi dal torpore.   Li abbiamo in casa, li stiamo crescendo e coccolando senza nessuna prospettiva.Qualcuno grida il pericolo, ma la nostra incosciente vigliaccheria non ci permette di sentire.Quanto durerà questo profondo sonno della ragione?Un grande arabista chiede alla democrazia di armarsi contro il terrore di Liberali per Israele Li abbiamo in casa, li stiamo crescendo e coccolando senza nessuna prospettiva. Qualcuno grida il pericolo, ma la nostra incosciente vigliaccheria non ci permette di sentire. Quanto durerà questo profondo sonno della ragione? “La democrazia deve resistere all’islamizzazione usando mezzi violenti”. Se a pronunciare queste parole fosse stato Geert Wilders, il nuovo Pim Fortuyn piegato a un’esistenza di caserme e prigioni, nessuno si sarebbe scandalizzato. Ma a lanciare l’allarme, dalle colonne del settimanale Opinio, è stato il più celebre arabista d’Olanda, Hans Jansen, docente all’Università di Utrecht: “Non abbiamo capito che la minaccia della violenza può essere fermata solo attraverso l’uso di maggiore violenza. L’élite sostiene il multiculturalismo e bolla di fascismo chiunque dissenta”. A lui è toccato l’epiteto “razzista” e l’accusa di incitare allo scontro etnico. Sono anni che Hans Jansen, che ora chiede al governo di creare un dipartimento dei servizi segreti dedicato solo al terrorismo e all’estremismo islamico, si batte per risolvere i “due grandi misteri” che avvolgono ancora il caso di Theo van Gogh, il regista assassinato nell’autunno di due anni fa mentre andava in bicicletta al lavoro. Si sa che venne ucciso da Mohammed Bouyeri, un giovane islamista ben integrato, dall’olandese fluente e collaboratore del giornaletto della scuola. Meno noto è il fatto che due mesi prima che entrasse in azione, Mohammed si era nutrito dell’ideologia dell’imam Fawaz Jneid in una moschea wahabita dell’Aia. In un sermone, che Bouyeri ascoltò, Fawaz esortò i fedeli alla punizione dei “blasfemi” Van Gogh e Ayaan Hirsi Ali. Sebbene il testo possa essere letto sul sito del quotidiano Volkskrant, l’imam è ancora libero di predicare il Corano in Olanda. L’altro mistero riguarda il “siriano”, il guru di Bouyeri. Si faceva chiamare Mohammed Bassem, Redouan, Issa, Abu Khalid e Hassan. Scomparve il giorno dell’omicidio del cineasta. “La nazione fu scossa da una breve ondata di violenza. Moschee furono bruciate e le chiese attaccate. Ma il governo non ha reso noti i numeri dell’escalation. Bisognava ‘tenere uniti gli animi’”. Jansen dice che “la libertà religiosa deve valere solo per coloro che sono disposti a desistere dall’uso della violenza. Chi non si conforma a questa prescrizione e usa lo scritto sacro come licenza di uccidere, quello è il vostro nemico”. A dimostrazione di quanto la situazione nel paese di Anna Frank sia diventata intollerabile c’è il caso di Paul Cliteur, il più noto teorico del liberalismo olandese. Dopo l’uccisione di Van Gogh, Cliteur annunciò che per l’incolumità della propria famiglia non avrebbe fatto ulteriori commenti critici sull’islam. Oggi si schiera a difesa di Jansen contro chi, come l’opinionista Rohan Jayasekera, definisce Van Gogh un “fondamentalista della libertà di parola” che aveva “cercato il martirio”. Esattamente la stessa accusa che Ian Buruma, Stuart Sim e Timothy Garton Ash rivolgono ad Ayaan Hirsi Ali, esule negli Stati Uniti. Tre giorni fa il Volkskrant ha reso noto che le è stata raddoppiata la scorta anche a Washington, dove vive da un anno, a causa dell’aumento di minacce di morte (in Olanda era costretta a vivere in una base militare). Insieme a Jansen, Cliteur accusa Buruma e Garton Ash di essere la “quinta colonna” del terrore islamico. “La risposta del postmodernismo culturale è sempre la stessa: trattieniti dal criticismo” ci dice Cliteur. “Lascia che la riforma venga da dentro, evita le provocazioni. La difesa della democrazia e dei diritti umani deve essere sostituita dalla glorificazione dell’‘altro’. C’è solo scontro fra ‘fondamentalismi’, nessuno mai superiore all’altro”. Se per Ian Buruma il terrorista Bouyeri difende l’“islam radicale”, Hirsi Ali è dalla parte dell’“illuminismo radicale”. “Buruma dice che sono entrambi ‘guerrieri’. Ma Bouyeri è un guerriero la cui spada ha cercato di decapitare Van Gogh, Ayaan è una guerriera della penna. Sarebbe come dire che Sayyid Qutb, ideologo dell’islam radicale, è come il padrino dell’illuminismo radicale Baruch Spinoza. Ha ragione Jansen, questa posizione suicida e nichilista trasforma le società occidentali in prede dell’islamismo. Se l’ideologia è quella per cui la democrazia non è superiore alla teocrazia, non c’è motivo di difendersi dall’assalto dell’islam radicale”. Due giorni prima dell’uccisione del “porco” Van Gogh, il re giordano Abdullah tenne un discorso ad Amsterdam di fronte alla regina e al primo ministro. I musulmani presenti erano marocchini e se parlavano una lingua straniera, quella era il francese, non certo l’inglese. E se c’erano dei turchi, capivano il tedesco. Il discorso in inglese del re non disturbò nessuno dei presenti. Era il migliore dei mondi possibili. Giulio MeottiTratto da: liberaliperisraele.ilcannocchiale.it