ITALIA DEMOCRATICA.

LE SCATOLE CINESI


Così scrisse Di Pietro, nel marzo 2006:Le scatole cinesi sono un artifizio finanziario che consente, attraverso una struttura a piramide di società sempre più piccole, di controllare grandi gruppi con il minimo investimento di capitali.Un meccanismo perverso che si è affermato in Italia con la scomparsa degli industriali, quelli che avevano i soldi per intenderci, e l’affermarsi dei finanzieri, quelli che li chiedono a terzi e indebitano le aziende controllate.Le scatole cinesi possono avere effetti catastrofici sullo sviluppo delle aziende, permettono infatti di ottenere il totale controllo con un possesso marginale del capitale azionario, spesso ad una sola cifra.Il massimo del controllo attraverso una minima proprietà ha di solito come conseguenza l’incapacità di sostenere lo sviluppo.Una situazione definita spesso come “capitalisti senza capitali”.Le scatole cinesi permettono di sottrarre il controllo delle società quotate in borsa agli azionisti. Infatti, nella lunga catena delle scatole cinesi, la società al vertice, quella che alla fine decide, spesso non è quotata e quindi totalmente blindata verso partecipazioni di terzi.Le scatole cinesi tendono a portare verso l’alto i profitti dei gruppi controllati che vengono impossibilitati a confrontarsi con la concorrenza per mancanza di investimenti e perdono valore nel tempo.Ma chi paga? Il solito parco buoi dei piccoli investitori che, se sommati, posseggono la quota di maggioranza della società, senza però alcuna autorità sulle scelte manageriali.Nella prossima legislatura il mio partito si impegnerà per cancellare il meccanismo delle scatole cinesi e ad introdurre una maggiore trasparenza nel mercato borsistico con una più corretta remunerazione dei piccoli azionisti ed un afflusso di veri capitali.Stiamo aspettando.