ITALIA DEMOCRATICA.

SPENDIAMO TROPPO


Spendiamo troppo, spendiamo male. Ogni cento euro che il paese produce, 50 servono a pagare il funzionamento del settore pubblico. Il record, raggiunto nel 2006, è stato annunciato giorni fa dal presidente dell'Istat Luigi Biggeri con un certo allarme. Intendiamoci: non si tratta di spese parassitarie, perché quei soldi vanno in stipendi, pensioni, servizi sanitari, attività dei ministeri, investimenti. Ma è comunque una cifra che fa impressione, perché parla di un trend che non si riesce a fermare. A tirarci le orecchie, nelle ultime settimane, ci ha pensato la Banca centrale europea, che dalla torre di Francoforte ha avvertito che l'Italia spende troppo in stipendi statali: pesano il 27 per cento del totale delle retribuzioni, mentre non superano il 20 nel resto dell'Unione. È seguita una serie di durissime bacchettate. Il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi ha ricordato quanto l'Italia abbia le mani bucate, mentre viceversa in Germania sono riusciti a ridurre la spesa pubblica di quasi tre punti. E che mettere sotto controllo le spese diventa cruciale per la stabilità dei nostri conti pubblici. Stessa solfa dalla Corte dei Conti, il cui presidente Tullio Lazzaro ha snocciolato in Senato opinioni severe sulla spesa, che non solo non diminuisce ma è anche bloccata dalle leggi esistenti, che impediscono di fatto di utilizzare le risorse meglio, e in altre direzioni. Non meno perplessi sulla tenuta dei conti i Servizi bilancio dello Stato di Camera e Senato quando, a inizio luglio, hanno esaminato il testo del Dpef, cioè il documento di programmazione economica 2008-2011 presentato dal ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa.Dal prossimo anno e in quelli successivi ci dovremo indebitare di due miliardi di euro ogni dodici mesi, prevedono, e questo proprio per far fronte alla crescita delle spese correnti. In particolar modo le prestazioni sociali e le pensioni. Per non parlare del rischio sanità. Insomma, tutti i capitoli più delicati dello Stato sociale sono a rischio esplosione.