ITALIA DEMOCRATICA.

Precari


2 ricercatori dell’ISFOL, Mandrone e Massarelli (www.lavoce.info), gente abituata a dare numeri meditati, dicono che 1 su 4 dei 3.575.000 precari italiani è non occupato, ovvero che poco meno della metà dei senza lavoro è precaria. Abbiamo bisogno di altri dati per preoccupaci? E allora pensate che quando un precario è disoccupato nessuno gli versa contributi per quella pensione da fame che si ritroverà tra qualche anno e almeno 1 milione di precari negli ultimi 10 anni hanno lavorato con contributi che daranno pensioni sotto la minima. Che il reddito netto annuo di un “permanente” è in media di 15 mila € e di un “precario” di 10 mila €. O ancora: il 12% occupati è atipico (ma tra i giovani la percentuale sale ad oltre il 40%) e questo numero è destinato a salire in quanto ogni anno il rapporto tra “nuovi” precari e precari che si stabilizzano (diventano cioè lavoratori a tempo indeterminato) è di 2 a 1. Sembra poco, ma siamo già ad oltre 3 volte più degli altri lavoratori, e molti di questi sono laureati).L’introduzione del lavoro atipico nelle forme previste dalla legge 30, ha di fatto allargato il ventaglio delle alternative a disposizione dell’imprenditore privato nell’impiegare lavoro: è stata ampliata la discrezionalità dell’imprenditore nell’assumere lavoro mentre nulla cosa si è mosso per tutelare i diritti dei lavoratori? Si possono (devono?) introdurre riforme sociali a garanzia dei precari, ma il vero problema è che da noi non c’è lavoro: un paese che si proponeva di introdurre dazi per fronteggiare la concorrenza delle merci cinesi, non comprendendo che l’innovazione è il terreno sul quale competere e che continua a non spendere in ricerca, è così miope che il declino che gli si prospetta non è ineluttabile, ma probabilmente meritato