ITALIA DEMOCRATICA.

Monnezzopoli 2


da AFFARI ITALIANIPecoraro Scanio punta il dito su Romiti e l'Impregilo. Ecco perché. Gli affari d'oro del pattumeMercoledí 09.01.2008 17:35 Un comportamento che si è protratto nel tempo "ponendo in essere una serie di artifici e raggiri per mantenere le posizioni raggiunte". Ancor più netto il procuratore Giovandomenico Lepore, che su Bassolino non usa mezze parole: "Se fosse intervenuto quando doveva farlo, l’emergenza rifiuti non sarebbe arrivata al punto in cui è ora". La politica si difende, ovviamente, prima di tutto con Fassino: "L’accertamento dei fatti dimostrerà l’assoluta correttezza delle sue scelte". LO SMALTIMENTO CHE NON C'E' - Quanto costa un chilo di rifiuti smaltito? Poco più di 4 centesimi. Tanto sarebbe stato pagato a Impregilo per ripulire la Campania. Quindi, sapendo che la regione produce oltre 7mila tonnellate di pattume al giorno, l'affare è di circa 110 milioni di euro all'anno. Ai quali poi bisogna aggiungere le ecoballe. Dopo aver infatti "smaltito" i rifiuti, circa la metà sarebbero diventati combustibile da mettere nei termovalorizzatori. Producendo quindi energia. E monetizzando dal pattume altri 100mila euro al giorno. Anzi, le ecoballe a un certo punto si trasformano in futures, in azioni, in garanzie delle banche. Perché l'Impregilo usa proprio gli introiti previsti dallo smaltimento per garantirsi parte del credito dal sistema bancario. E da Napoli, improvvisamente, la storia si sposta a Milano, in piazza Affari.Tanti soldi, dunque. Ma alla fine dove finivano i rifiuti? Semplicemente, da nessuna parte. Non certo smaltiti. Al massimo infilati in qualche buco dal quale il liquame cola nella falda, avvelenando le coltivazioni, i pascoli, le produzioni di pomodori e mozzarelle di bufala. Perché, come ha scritto la Procura, "il sistema non poteva funzionare". Anche perché Bassolino "non impediva, realizzava e consentiva la perpetua violazione degli obblighi contrattuali assunti dall'Ati affidataria in relazione alla gestione del ciclo dei rifiuti solidi urbani in Campania". Omettendo, inoltre, di "promuovere e sollecitare iniziative volte a garantire il rispetto dell'obbligo contrattuale" di ricezione da parte della Ati di tutti i rifiuti solidi urbani, e omettendo "di intraprendere iniziative dirette a contestare e comunque impedire le accertate violazioni contrattuali da parte delle società affidatarie".