ITALIA DEMOCRATICA.

VELTRONI RILANCIA IL CAVALIERE


A novembre il Cavaliere era  un uomo politicamente defunto. Bossi flirtava con la sinistra in cambio di uno straccio di 'federalismo', An e Udc picconavano la Cdl e parlavano financo di conflitto d'interessi,  i Fini Boys schifavano "gli amici del mafioso Vittorio Mangano" e riscoprivano antiche affinità con Paolo Borsellino. Lo statista di Milanello, detronizzato dai partner, in picchiata nei sondaggi, fallite una dozzina di 'spallate' al governo, tentava di intercettare l''antipolitica' inventandosi un Avatar al femminile, Michela Vittoria Brambilla, fondando partiti dai nomi cangianti sul predellino di una Mercedes e millantando 10 milioni di baionette nei gazebo semideserti delle finte primarie. Un caso umano. A quel punto entrò in scena Walter Veltroni, legittimato da tre milioni di voti veri. Anziché incunearsi  nelle divisioni del centrodestra, dialogando con Fini, Casini e Bossi su un unico tavolo che comprendesse legge elettorale, conflitto d'interessi e tv, scelse il Cavaliere come interlocutore privilegiato e lo riportò sul trono, isolandone gli alleati in fuga. Sordina al conflitto d'interessi e al problema tv, dialogo su una riforma elettorale e addirittura costituzionale che consentisse ai due partiti maggiori di scrollarsi di dosso gli alleati. MARCO TRAVAGLIO