ITALIA DEMOCRATICA.

Post N° 706


'NDRANGHETA: TRA I FERMATI ANCHE ALDO MICCICHE'REGGIO CALABRIA - Le teste pensanti delle cosche Piromalli e Molé di Gioia Tauro, le più potenti della 'ndrangheta, sono state decapitate da un'operazione coordinata dalla Dda di Reggio Calabria che ha portato al fermo di 21 persone tra presunti affiliati, imprenditori e professionisti accusate di associazione mafiosa. Nel provvedimento di oltre 1026 pagine, firmato dal procuratore di Reggio, Giuseppe Pignatone, e dai suoi sostituti Boemi, Di Palma, Pennisi, Prestipino, e Miranda, c'é praticamente tutta la storia delle due famiglie una volta strettamente legate, anche per vincoli di parentela, ma che gli affari milionari del porto di Gioia Tauro hanno portato, negli ultimi mesi, a dividersi ed entrare in contrasto negli ultimi mesi. L'accelerata all'inchiesta, iniziata oltre un anno fa, è stata data per il pericolo che l'omicidio del boss Rocco Molé, ucciso il primo febbraio scorso, potesse aprire una stagione di sangue nella piana di Gioia Tauro. I fermi sono stati eseguiti dalla squadra mobile di Reggio Calabria e dai Ros dei carabinieri tra la Calabria, Roma e Milano. Nell'elenco delle persone fermate figura anche il nome di Aldo Micciché, un faccendiere originario di Marapoti, un centro poco distante da Gioia Tauro, in passato (negli anni '80) dirigente della Democrazia cristiana. Da anni si e' rifugiato in Venezuela ed è al centro di una inchiesta della Dda reggina, che nasce da quella che ha portato ai fermi, su presunti brogli degli italiani all'estero alle ultime elezioni. Brogli che, secondo l'accusa, avrebbero dovuto portare ad un'attenuazione del regime detentivo del 41 bis che Micciché avrebbe cercato di ottenere mettendosi in contatto con il senatore Marcello Dell'Utri. Alcune telefonate sono riportate nel provvedimento di fermo dei magistrati della Dda di Reggio Calabria di 1.026 pagine. PM, REFERENTE BOSS CONTATTO' MASTELLA - La cosca Piromalli, per risolvere il problema del regime detentivo del 41 bis, era arrivata a "contattare vertici dello Stato nella sua espressione riguardante la organizzazione della giustizia". Lo scrivono i magistrati nel provvedimento di fermo riferendosi ad alcune intercettazioni di Aldo Micciché in cui parla dell'ex ministro Clemente Mastella. Parlando con Antonio Piromalli, figlio del boss Giuseppe, Micciché, nell'ottobre scorso, riferisce di un colloquio avuto con una persona che, spiega, ha dato disposizioni ad altre persone di cui fa il nome e aggiunge di averli già contattati. Gli investigatori hanno identificato i nomi in due componenti la segreteria al Ministero di Mastella e di un esponente del movimento giovanile dell'Udeur. Successivamente gli investigatori hanno intercettato una telefonata fatta da Mastella a Micciché dopo che quest'ultimo aveva tentato invano di contattare il ministro. "Va detto - hanno scritto i magistrati - che la conversazione non affrontava alcun tema specifico e anzi Mastella si affrettava ad interromperla dopo aver compreso l'identità del suo interlocutore che gli parlava di possibili appoggi elettorali". "Poiché - proseguono i magistrati - sia Piromalli che Micciché erano consci delle difficoltà dovute al particolare momento in cui si viveva e che limitava obbiettivamente l'ambito di operatività dei loro referenti, nonostante tutta la buona volontà degli stessi, già pensava Micciché ad ulteriori vie per la soluzione del problema". "Ho l'impressione però - dice  nel colloquio - che non si riesce a manovrare bene. Qua dovremo forse a mio avviso fare un altro tipo di rapporto e lo devo fare in Lombardia". Ovvero, secondo i magistrati alla "Massoneria".IL TG3 DICE:" Micciché AVREBBE CONTATTATO MARCELLO DELL'UTRI!!!"