ITALIA DEMOCRATICA.

Antonio Gava e le tangenti


"Per Berlusconi, Antonio Gava era «integerrimo» e «la sua morte non cancella il torto che ha subìto: il calvario giudiziario di 13 anni che ne ha minato la salute e si è concluso con la piena assoluzione da un’accusa infamante e infondata». Per il ministro-kiwi Rotondi, l’artefice del «Rinascimento di Napoli».Per Piercasinando, fu vittima della «stagione del giustizialismo». Per l’emerito Cossiga, «uno dei tanti perseguitati dalla magistratura militante». Per l’ex ministro della Giustizia Mastella, «fu fiaccato da pesanti accuse che si sono dimostrate del tutto inesistenti, da teoremi poi tutti smentiti». Per quella testa fine di Bobo Craxi, «quando a Napoli c’erano uomini come Gava la monnezza non c’era» (infatti lo chiamavano “Fetenzia”). Il professor Galasso lo definisce «integerrimo» e «uscito sempre benissimo da qualsiasi aula di tribunale». Il presidente Napolitano denuncia «le difficili prove personali». Ora, prima che lo scomparso Padre della Patria venga beatificato, con strade e piazze intestate a suo nome, è forse il caso di ricordare un paio di dettagli, tratti dalle sentenze che tutti citano e che nessuno ha letto. Il primo processo a Gava, per ricettazione, portò alla sua condanna a 5 anni in primo grado, poi ridotti a 2 in appello (la Cassazione derubricò il reato in corruzione e fece scattare la prescrizione: dunque era colpevole di tangenti, ma la fece franca).