ITALIA DEMOCRATICA.

Post N° 791


Le retribuzioni principesche dei manager delle grandi corporation fino a un anno fa destavano ammirazione ma dopo la catena di fallimenti e maxi-perdite, e la nazionalizzazione di santuari e simboli del capitalismo, i compensi multimilionari dei manager provocano profonda irritazione. Non solo nell'opinione pubblica. La Germania ha fissato un tetto di 500 mila euro l'anno per gli amministratori delegati delle banche che ricorreranno agli aiuti pubblici. Negli ultimi 20 anni c'e' stata una vera e propria escalation per gli stipendi dei top manager negli Stati Uniti, ma negli ultimi anni anche in Europa le retribuzioni dei vertici aziendali hanno evidenziato una decisa accelerazione. Lionel Tiger, della Rutger University, ha scritto su Forbes che oltre all'impennata degli stipendi gli executive americani godono di privilegi che non hanno riscontro. I top manager della Toyota negli Stati Uniti mangiano alla mensa aziendale insieme a quadri, impiegati e operai mentre alla Ford ancora oggi esistono 5 livelli di ''executive dining room''. Alla GM gli executive godono di benefits come ingressi nei country club, complessi piani fiscali per differimento delle imposte. Eppure GM e Ford negli ultimi 4 anni hanno collezionato perdite nette per oltre 90 miliardi di dollari. Il premio nobel per l'economia Paul Krugman da anni dedica particolare attenzione alla crescente disuguaglianza nelle retribuzioni tra top manager e normali lavoratori. Nel 1969 la GM era la piu' grande impresa americana e l'a.d. Charles Johnson aveva uno stipendio di 795 mila dollari l'anno, pari a 4,3 milioni di oggi, che suscitava parecchie critiche. Ma nel 2008 il compenso di Johnson sarebbe solo al 324* della classifica di Forbes sulle retribuzioni dei top manager americani. Ma sempre nel 1969 anche gli operai della GM non avevano problemi ad arrivare alla fine del mese grazie a 9 mila dollari l'anno, pari a oltre 40 mila dollari oggi. Oggi la piu' grande impresa americana e' la Wal-Mart dove gli 800 mila dipendenti guadagnano in media 18 mila dollari l'anno mentre il ceo Lee Scott porta a casa quasi 30 milioni senza suscitare particolari critiche. Secondo uno studio della Federal Reserve negli anni '70 i ceo delle principali 100 imprese americane guadagnavano in media 1,2 milioni di dollari l'anno a valori correnti, ''appena'' 40 volte superiore al salario di un dipendente medio. All'inizio del terzo millennio la remunerazione dei top manager e' in media superiore ai 9 milioni di dollari, pari a 367 volte il salario del lavoratore medio. Il balzo delle retribuzioni ha riguardato anche i dirigenti di alto livello che negli '70 erano 31 volte superiori al salario medio dei dipendenti, mentre nel 2002 sono saliti a 169 volte. Anche i top manager europei negli ultimi anni hanno conosciuto una notevole crescita delle retribuzioni, anche se restano lontane da quelle sull'altra sponda dell'Atlantico. In Italia hanno fatto discutere lo stipendio di Alessandro Profumo da 9 milioni nel 2007 o la liquidazione da quasi 50 milioni di Metteo Arpe. Cifre elevate ma che scompaiono davanti ai compensi negli Stati Uniti. Se Dick Fuld di Lehman e' stato messo sulla graticola per i 354 milioni di dollari in 4 anni, Angelo Mozilo solo nel 2007 ha guadagnato 103 milioni come ceo della Countrywide, poi travolta dalla crisi dei subprime, ma Mozilo puo' consolarsi con 391 milioni in 4 anni. Sempre nel 2007 Lloyd Blankfein di Goldman Sachs ha arricchito il proprio conto corrente con 74 milioni di dollari mentre, restando nel campo della finanza, Richard Fairbank di Capital One Financial ha guadagnato 73 milioni. Un aspetto misterioso dei mega stipendi dei manager sono i criteri di valutazione. Nel 2001 Fortune scriveva:''L'idea che le buste paga siano vincolate alle performance delle imprese e' da anni una barzelletta di cattivo gusto''  .Sindacati svegliatevi!Chiedete una legge che impedisca stipendi dei manager superiori di 13 volte a quelli medi degli operai ed impiegati della propria azienda.