ITALIA DEMOCRATICA.

BERLUSCONI SI SOTTRAE AL PROCESSO


Berlusconi rinvia i processi "Voglio essere presente" Silvio Berlusconi + Berlusconi: "Nessuno può ricattarmi" Chiedendo lo spostamento, giustifica l'assenza delle prossime udienze PAOLO COLONNELLO MILANO Silvio Berlusconi vuole essere libero di partecipare al suo processo quando sarà libero di partecipare». Il professor Piero Longo, parlamentare del Pdl e insieme a Niccolò Ghedini uno dei due avvocati del premier al processo per i fondi neri Mediaset, spiega così l’istanza depositata l’altro ieri al tribunale di Milano e firmata da Berlusconi con la quale si annuncia che il giorno fissato per la ripresa del processo, ovvero il 16 novembre, il premier non ci sarà. Impegni al convegno sulla sicurezza alimentare della Fao a Roma che durerà fino al 18 novembre e «dove ci saranno capi di Stato e di governo, non è mica una mostra filatelica», aggiunge sempre Longo, «sebbene anche la filatelia abbia la sua importanza», chiosa ironico. Istanza simile, ma questa volta per un programmato Consiglio dei ministri, è stata depositata anche per il processo Mills, il cui inizio è previsto il 27 novembre. Due udienze di «smistamento», come si dice in gergo, ma che fin da subito rischieranno di incartarsi. Visto che nelle stesse istanze Berlusconi scrive anche che vuole partecipare ed essere presente ai suoi processi, come è suo diritto. Glissando però sul fatto che nelle precedenti udienze, finché non intervenne la sospensione del Lodo Alfano il 28 settembre 2008, non si presentò mai finendo per essere dichiarato contumace. E’ un modo per dire che finché Berlusconi rimarrà presidente del Consiglio sarà dura poterlo processare. Si ricomincia insomma, ma nessuno può dire quando e come si finirà. E dove ha fallito il Lodo Alfano porrà rimedio la cara vecchia formula del legittimo impedimento, sospendendo però ogni volta il conto alla rovescia della prescrizione. Una tattica difensiva prodromica forse al varo di nuove leggi già ventilate nei giorni scorsi da Ghedini che contemplino o lo spostamento dei processi al premier a Roma, o la prescrizione breve o l’obbligo alla celebrazione dei tre gradi di giudizio entro 6 anni, pena l’annullamento. Nell’istanza, per altro, si fa un esplicito riferimento alla sentenza della Corte Costituzionale sul Lodo Alfano, nella parte dove la stessa Consulta, pur bocciando lo scudo giudiziario, raccomandava ai giudici nel preparare il calendario delle udienze di considerare gli impegni istituzionali del premier al fine di contemperare le esigenze di chi ricopre importantissime funzioni pubbliche a quelle dell’amministrazione della giustizia. Un modo per dire che sarà comunque la difesa Berlusconi a tenere in mano il boccino delle udienze potendole rinviare praticamente «sine die», ammesso che il tribunale accetti. E se così non fosse? «Ah bè, potrebbero scegliere di fissare le udienze di domenica», sospira Longo. «In fin dei conti, con il processo Mills per esempio, le udienze venivano fissate di sabato e ci trovavamo a palazzo solo noi, tre carabinieri, quattro giornalisti e le donne delle pulizie che ci guardavano anche con un certo sospetto...». Ma Longo è fiducioso: «Il presidente D’Avossa non è come il giudice Nicoletta Gandus, non ha mai forzato le cose». Alla prima istanza i legali hanno anche allegato il programma del convegno della Fao, a ulteriore dimostrazione dell’impossibilità del capo di governo, qui imputato di frode fiscale, a essere presente al processo. A invocare il legittimo impedimento inoltre c’è anche l’avvocato Roberto Pisano, difensore di Frank Agrama, l’uomo d’affari di origine egiziana che secondo la Procura sarebbe stato socio occulto di Berlusconi nella creazione e gestione di fondi extra bilancio. Il legale infatti proprio quel giorno sarà impegnato a Parma per la vicenda del crack Parmalat.