ITALIA DEMOCRATICA.

Arriva un processo breve anche per mafia!


Nel cambio di marcia del Pdl c'entra la deposizione di Spatuzzadi LIANA MILELLA ROMA -Il processo breve anche per la mafia e per il terrorismo. Esteso a tutti i reati, da quelli minori ai più gravi. Una grande e unica tagliola. Con la scusa di rendere costituzionale e rispettosa del principio di uguaglianza e del diritto a un identico trattamento una legge che, così com'è oggi, ha incassato più zeri in pagella di qualsiasi altra delle 19 leggi ad personam prodotte per il capo del governo e i suoi amici. Al punto che se ne sono resi conto perfino gli autori, gli avvocati del premier Niccolò Ghedini e Piero Longo, che giusto in queste ore, ufficialmente per correre ai ripari, stanno ideando un meccanismo che costringerà i giudici a far di conto per ogni tipo di reato. I due studiano e riscrivono il ddl da capo a piedi prima della discussione al Senato. E dal restyling salta fuori la novità più clamorosa: anche per i processi sulla mafia e sul terrorismo i giudici dovranno rispettare una scadenza per ogni fase dibattimentale. Quanti anni per primo grado, appello, Cassazione? Cinque o sei come ipotizza qualcuno nel Pdl, oppure un tempo più ristretto, tra i tre e i quattro anni? È la scelta più difficile che al momento è ancora in bilico perché è legata alla scansione temporale da fissare per tutti i reati. Ma il dato certo è che il meccanismo del processo breve cambia faccia perché cambiano gli obiettivi di Berlusconi. Il Cavaliere aveva commissionato una legge, due anni per ogni periodo del dibattimento, mirata esclusivamente a chiudere i suoi casi milanesi Mills e Mediaset. Gliel'hanno scritta e servita. Ovviamente da applicare subito, retroattiva. Per i reati con una pena fino a dieci anni il processo non può durare più di sei anni complessivamente. Depositata al Senato, firmata dai capigruppo del Pdl (Gasparri e Quagliariello) e della Lega (Bricolo), si è rivelata subito piena di "bachi". Hanno dovuto ammetterlo perfino quelli che l'hanno scritta. Dal Colle sono arrivati i primi segnali. L'impatto sui processi si è rivelato pesantissimo (dal 10 al 40% per il Csm, il 50% per l'Anm), nonostante i tentativi del Guardasigilli Alfano di minimizzarli ("Solo tra l'1 e il 9%"). A questo punto Berlusconi ha cambiato strategia e ha ordinato pure di cambiare la legge, perché tanto così com'era sarebbe stata prima fermata da Napolitano e poi comunque bocciata dalla Corte. Il premier ha virato sul legittimo impedimento, il lodo Costa-Brigandì, processi sospesi fino a sei mesi per presidente del Consiglio, ministri, sottosegretari, parlamentari, come misura temporanea per togliergli di dosso lo stillicidio delle udienze. Poi subito un lodo Alfano bis, quello che, sempre in queste ore, i tecnici del Pdl stanno mettendo a punto con l'ordine di rispettare fedelmente la sentenza della Consulta che ha bocciato il vecchio lodo.