ITALIA DEMOCRATICA.

LA VILLA DI ARCORE DI BERLUSCONI


L'ultimo Casati-Stampa, il marchese Camillo, morì suicida a Roma, nel 1970, dopo avere ucciso la moglie e il giovane amante in una brutta storia che fece epoca nelle cronache del tempo. Ma oltre a dare motivo di chiacchiere alle gazzette, il marchese aveva lasciato una figlia minorenne, Annamaria Casati Stampa, e grandi sospesi con il fisco. L'ereditiera Annamaria, avendo nel frattempo lasciato l'Italia per il Brasile, su consiglio del suo pro-tutore, l'allora giovane avvocato Cesare Previti, accettò una volta divenuta maggiorenne di vendere l'intera proprietà San Martino nel 1974 all'allora imprenditore edile Silvio Berlusconi (la villa, completa di pinacoteca, biblioteca di 10mila volumi - per curare i quali venne assunto come bibliotecario Marcello Dell'Utri - arredi e parco con scuderia in cui fu assunto come stalliere Vittorio Mangano, era all'epoca valutata circa 1.700 milioni di lire [2]) in cambio della cifra, molto inferiore alla valutazione, di 500 milioni di lire [3] in titoli azionari (di società all'epoca non quotate in borsa), pagamento dilazionato nel tempo. L'ereditiera non riuscì a monetizzare, se non con un accordo con gli stessi Previti e Berlusconi, che li riacquistarono per 250 milioni, ossia la metà di quanto avrebbero dovuto valere[4].All'inizio degli anni '80 la proprietà fu valutata garanzia sufficiente ad erogare un prestito di 7,3 miliardi di lire.[5]. Una sentenza del Tribunale di Roma, nel 2000, ha assolto gli autori del libro "Gli affari del presidente", che raccontava la storia della transazione[senza fonte]. Le prodezze di Previti e Berlusconi risalgono nella notte dei tempi.ATTENTI A QUEI DUE!