ITALIA DEMOCRATICA.

"Spostiamo la causa in Cassazione"


CONFLITTO INTERESSICaso Mondadori. Le telefonate tra Lombardi e l'avvocato generale Fiumara dopo un regalo di bottiglie di vino.  Sulla data dell'udienza: Qua dipende da Vincenzo (Carbone ndr). Presidé, quando? Il 28 gennaio. Ah, il 28 gennaio MILANO - Il dossier salva-Mondadori ha avuto, sul fronte giudiziario, un protagonista d'eccezione: la loggia della P3. Le carte del Tribunale del Riesame testimoniano in diversi passaggi come la "loggia" si sia mossa in più occasioni per condizionare l'iter giudiziario del contenzioso fiscale che oppone la società del premier all'Agenzia delle Entrate. La regia dell'operazione, secondo gli elementi raccolti dai pm, sarebbe stata presa da Pasquale Lombardi, arrestato assieme a Flavio Carboni e Arcangelo Martino. Con un obiettivo chiarissimo: spostare la causa dalla Commissione tributaria della Cassazione - ritenuta molto severa in temi di elusione fiscale - alle Sezioni unite, considerate evidentemente più malleabili. Nell'ambito dell'inchiesta sul trasferimento tra i differenti rami della Corte Suprema, gli inquirenti hanno ascoltato il vice-segretario della Cassazione Francesco Tirelli e l'avvocato generale Oscar Fiumara, da cui era arrivato un okay al passaggio alle sezioni unite. Lo stesso Fiumara è stato intercettato il 5 novembre 2009 (una settimana dopo il "trasloco" del contenzioso in mani più sicure) al telefono con Lombardi. "Debbo tirarle le orecchie", gli dice, ringraziando il tributarista campano che gli ha spedito un certo numero di bottiglie di vino pregiato ("un qualcosa di raro, Bue Apis 2004", spiega Lombardi). "Troppa roba... ecco, via - continua Fiumara - . Tutte queste bottiglie sono troppe, troppe... non si ripeta mai più. Grazie". "Grazie a lei per quello che ha fatto. ... Eccellenza, arrivederci", chiude sibillino l'uomo della P3. Frasi che proverebbero la corruzione secondo gli inquirenti, mentre Fiumara si difende sostenendo che da lui non arrivò alcun placet: "La Mondadori aveva presentato un'istanza di rimessione alle Sezioni Unite  -  ha detto  -  Da parte nostra non ci fu opposizione ma neanche consenso. Semplicemente ci rimettemmo alla decisione della Suprema Corte. Si chiama fair play...".La cricca, stando alle carte, era in contatto per il caso Mondadori pure con l'ex presidente della Cassazione Vincenzo Carbone. Carbone "si preoccupa di annunciare a Lombardi la data dell'udienza e riceve in cambio olio e promesse per il futuro", scrivono i giudici. L'ermellino è ritenuto uno snodo chiave dell'intero iter: Lombardi lo dice al telefono a Martino: "Qua dipende da Vincenzo...". E a lui il faccendiere campano chiederà: "Presidè, quando?", domandandogli della data del ricorso. E Carbone: "Il 28 gennaio". Lombardi: "Ah, 28 gennaio... e n'à putimmo fà nu poco prima e vè?". Lombardi dirà ancora a Carbone: "Ieri sono stato con molti amici bravi e dicono che tu dovresti stare altri due anni alla Cassazione". In quei giorni, guarda caso, il governo stava studiando una leggina ad hoc per posticipare da 75 a 78 anni la pensione dei magistrati (norma fatta saltare dall'opposizione dell'Anm) di cui avrebbe usufruito lo stesso Carbone. Il Riesame scrive: "La disponibilità di Carbone ad andare incontro alle richieste del Lombardi discutendo con lui di un ricorso che non lo riguardava e fornendo consigli procedurali non deve stupire anche se lascia sgomenti".