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La settimana del Teatro


E’ stata la settimana di tante cose, ma per quanto qui ci riguarda è stata la settimana del grande teatro. Martedì Fahrenheit 451 da Bradbury per la regia di Ronconi e venerdì la Maria Stuarda di Donizetti (da Shiller) per la regia di Pier Luigi Pizzi. Due spettacoli di notevole spessore, fatti bene.Mi piace ricordare del primo l’intelligente finale (nulla di inventato s’intende) con l’immagine degli uomini libro collocati in platea a significare il coinvolgimento, la responsabilità di ciascuno noi nel coltivare la memoria ed impedire che la patina del tempo dispieghi il suo impietoso velo sopra l’umana conoscenza. Il nostro compito è quello di ricordare per preservare la conoscenza e in questo tutti siamo coinvolti.Del secondo mi piace ricordare invece l’inizio (non previsto dal libretto) con l’entrata in scena di Maria Stuarda (di rosso vestita) a ricevere l’eucaristia (lei è cattolica) in contrapposizione alla protestante Elisabetta. Di garbo anche il finale, con lo spegnimento improvviso delle luci a significare la fine di tutto. Di Maria Stuarda ho anche apprezzato , oltre agli interpreti (tutti di buon livello anche se bisogna ammettere che il loggione alla Devia ha comunque perdonato molto: non si è comportato allo stesso modo con la Antonacci e soprattutto con Fogliani, il cui unico appunto a muoversi è una direzione un tantino grigia: l’avremmo preferita un po’ più nervosa in effetti , alla maniera del compianto Patanè per intenderci), le scene che qualcuno ha giudicato inutili e che io invece ho trovato molto azzeccate (questa gabbia a simboleggiare le prigioni, fisiche per Maria e mentali/sentimentali per Elisabetta che rinchiudono le protagoniste) oltre che esteticamente gradevoli. Si è imputato allo spettacolo una certa staticità: effettivamente il movimento delle masse è un po’ rigido e anche gli interpreti tendono a rimanere un po’ statici , ma è anche vero che stiamo parlando di un’opera che in sé ha queste caratteristiche e che è organizzata per numeri chiusi (ricordiamoci che siamo nella prima metà dell’ottocento).Secondo le aspettative invece la messinscena di Ronconi, nel senso che quello che abbiamo visto era quello che ci aspettavamo, con effetti speciali legati al fuoco piuttosto efficaci. Abbiamo notato in questa prima parte della stagione di prosa che sta prendendo piede, a livello di indirizzo politico della recitazione, la tendenza a farlo enfatizzando, declamando molto; se ne prede in naturalezza, fatta salva comunque la bravura accertata dei nostri attori e la qualità medio alta delle produzioni teatrali in Italia. Se gli spettatori a teatro hanno superato quegli degli stadi ciò è senz’altro dovuto alla migliorata qualità degli spettacoli teatrali e alla peggiorata qualità di quelli calcistici.