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Ancora Furore

Post n°156 pubblicato il 23 Gennaio 2017 da Sparwasser

La terra dell’Ovest, inquieta alle prime avvisaglie del cambiamento. Gli Stati dell’Ovest, inquieti come cavalli prima del temporale. I grossi proprietari, inquieti nell’intuire un cambiamento, incapaci di cogliere la natura del cambiamento. I grossi proprietari, agguerriti sull’immediato: l’espandersi del governo, la crescente unità dei lavoratori; agguerriti sulle nuove tasse, sui piani di sviluppo; non capendo che questi sono effetti, non cause. Effetti, non cause; effetti, non cause. Le cause stanno in profondità e sono semplici. Le cause sono la fame di un ventre moltiplicata per un milione; la fame di una singola anima, fame di gioia e di un minimo di sicurezza, moltiplicata per un milione; muscoli e cervello smaniosi di crescere, di lavorare, di creare, moltiplicati per un milione. L’ultima funzione chiara e distinta dell’uomo: muscoli smaniosi di lavorare, cervelli smaniosi di creare al di là del singolo bisogno – ecco cos’è l’uomo. Costruire un muro, costruire una casa, una diga; e in quel muro, in quella casa, in quella diga mettere qualcosa dell’Uomo, e in cambio prendere per l’Uomo qualcosa di quel muro, di quella casa, di quella diga: prendere i muscoli d’acciaio dal faticare, prendere le linee e le forme nette progettare. Perché l’uomo, diversamente da ogni altra cosa organica o inorganica dell’universo, cresce al di là del suo lavoro, sale i gradini delle sue idee, va oltre il limite dei suoi risultati. Ecco cosa puoi dire dell’uomo: quando le teorie cambiano e crollano, quando le scuole, le filosofie, gli angusti vicoli bui del pensiero nazionale, religioso ed economico crescono e si disintegrano, l’uomo non si ferma, procede brancolando, ferendosi, a volte ingannandosi. Fattosi avanti, può darsi che indietreggi , ma solo di mezzo passo, mai di un passo intero. Ecco cosa puoi dire, e sapere, e sapere, e sapere. Ecco cosa puoi sapere quando le bombe piovono dagli aerei neri sulla piazza del mercato, quando si sgozzano prigionieri come maiali, quando i corpi calpestati si svuotano disgustosi nella polvere. Ecco come puoi saperlo. Se il passo non venisse fatto, se la smania di brancolare in avanti mancasse le bombe non cadrebbero, le gole non verrebbero tagliate.  Diffida del tempo in cui le bombe smettono di cadere mentre i bombardieri sono ancora vivi – perché ogni bomba dimostra che lo spirito non è morto. E diffida del tempo in cui gli scioperi cessano mentre i grandi proprietari sono ancora vivi – perché ogni piccolo sciopero soffocato dimostra che il passo è in atto. Ed ecco cosa puoi sapere per certo: terribile è il tempo in cui l’Uomo non voglia soffrire e morire per un’idea , perché quest’unica qualità è fondamento dell’Uomo, e quest’unica qualità è l’uomo in sé, peculiare nell’universo.

                Gli Stati dell’Ovest inquieti alle prime avvisaglie del cambiamento. Texas e Oklahoma, Kansas e Arkansas, New Mexico, Arizona, California. Una singola famiglia lascia la terra. Pà si è fatto prestare soldi dalla banca, e adesso la banca vuole la terra. La società immobiliare – ossia la banca quando possiede i terreni – sulla terra vuole trattori, non famiglie. Un trattore può essere cattivo? La forza che scava i lunghi solchi può avere torto? Se questo trattore fosse nostro sarebbe buono – non mio, nostro. Se il nostro trattore scavasse i suoi lunghi solchi nella nostra terra, sarebbe buono. Non la mia terra, la nostra. Allora potremmo amare questo trattore quanto abbiamo amato quella terra quando era nostra. Ma questo trattore fa due cose: scava la terra e scaccia noi dalla terra. Non c’è molta differenza tra questo trattore e un carrarmato. La gente viene minacciata , sopraffatta, ferita da entrambi. E’ una cosa su cui riflettere.

                Un uomo, una famiglia scacciata dalla terra; questa carretta arrugginita che arranca sulla nazionale per andare all’Ovest. Ho perso la mia terra, un singolo trattore ha preso la mia terra. Sono solo e sono smarrito. E nella notte una famiglia si accampa in un fosso e un’altra famiglia arriva e tira fuori le tende. I due uomini si accoccolano sui talloni e le donne e i bambini ascoltano. Ecco il nodo, per voi che odiate il cambiamento e temete la rivoluzione . Vi conviene tenere separati questi due uomini accoccolati, fare in modo che si odino, che si temano, che diffidinol’uno dell’altro. E’ questo l’embrione della cosa che temete. E’ questo lo zigote. Perché adesso “Ho perso la mia terra” è cambiato; una cellula si è scissa e dalla sua scissione  nasce la cosa che odiate: “Abbiamo perso la nostra terra”.

Ecco dov’è il pericolo, perché due uomini non sono soli e confusi quanto può esserlo uno. E da questo primo “noi” nasce una cosa ancor più pericolosa: “Ho poco da mangiare” più “Non ho niente da mangiare”. Se la somma di questi fattori dà “Abbiamo poco da mangiare”, allora la cosa è in marcia, il movimento ha una direzione. Adesso basta una piccola moltiplicazione , e questa terra e questo trattore diventano nostri. I due uomini accoccolati nel fosso, il fuocherello, la carne di maiale a bollire in una pentola condivisa, le donne mute con lo sguardo impietrito; dietro i bambini che ascoltano con tutta l’anima parole che il loro cervello non capisce. La notte incalza. Il bimbo è raffreddato. Tieni, piglia questa coperta. E’ lana. Era la coperta di mia madre, usala per il tuo piccolo. E’ questa la cosa da bombardare. E’ così che comincia: da “io” a “noi”.

                Se riusciste a capire questo, voi che possedete le cose che il popolo deve avere, potreste salvarvi. Se riusciste  a separare le cause dagli effetti , se riusciste a capire che Paine, Marx, Jefferson e Lenin erano effetti, non cause, potreste sopravvivere. Ma questo non potete capirlo. Perché il fatto di possedere vi congela per sempre in “io”, e vi separa per sempre dal “noi”.

                Gli Stati dell’Ovest sono inquieti alle prime avvisaglie del cambiamento. Il bisogno fa da stimolo all’idea, l’idea all’azione. Mezzo milione di persone che si spostano nel paese; un milione di scontenti pronti a spostarsi; dieci milioni che avvertono i primi sintomi d’inquietudine.

                E trattori che scavano solchi su solchi sulle terre abbandonate.

(John Steinbeck – Furore – cap. XIV – trad. Sergio Claudio Perroni per i tipi Bompiani)  

 
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