Azzurroblu

Gigi l'infermiere


Forse sarà un luogo comune, ma devo dire che è proprio vero: la scienza in questi ultimi anni ha fatto passi da gigante!Per il moderno bambino occidentale (per gli altri, purtroppo, è un’altra storia) prendere l’influenza è una vera pacchia: si sta a casa con nonne e mamme ottime dispensatrici di coccole e non c’è neanche più quel brivido di terrore che poteva dare “l’ora della medicina”. Per la gioia di tutti i piccini, infatti, i nostri ricercatori sono riusciti a sfornare antibiotici al sapor di banana, antipiretici alla fragola, antinfiammatori alla menta e altri mille simpatici stratagemmi curativi.Ai miei tempi, invece, era tutto diverso!A cavallo tra gli anni ’70 ed ’80 i medicinali conosciuti dal bimbo italiano mediamente sano erano: lo sciroppo per la tosse (dal sapore a volte accettabile ma oggi sconsigliatissimo da tutti i medici pediatri e, soprattutto, da Elisir), l’Aspirina (dal sapore leggermente sgradevole ma che sopportavamo volentieri pur di poter gettare il bianco pastiglione nell’acqua per poi vederlo sciogliersi magicamente e frizzare in mille bollicine), le supposte (no comment) e le punture (di solito dolorosissime).Cavoli! Ai miei tempi avere l’influenza era una cosa seria!Per quel che mi riguarda, inoltre, la situazione era pesantemente aggravata dall’esistenza di un losco figuro che viveva dalle mie parti: Gigi l’infermiere.Piccoletto, magroletto, occhialuto e, soprattutto, bruttissimo, era solito arrivare a casa mia nei momenti più impensati e, soprattutto, era solito rompermi le scatole nei momenti di quiete più assoluta per farmi le odiate iniezioni.Ancora vivido è in me il ricordo della copertina del Topolino che stavo sfogliando prima di venir interrotta dal suono infame del campanello o di quella volta in cui stavo allegramente decalcando sullo scenario lunare e post-atomico i mitici trasferelli di Jeeg Robot d’Acciaio che allora andavano per la maggiore…Appena mi rendevo conto della situazione, in genere tentavo di fuggire sotto al tavolo anche se, ben presto, venivo riacciuffata dalla nonna e sottoposta all’orrendo supplizio.Allora non era difficile che, con la chiappa ancora dolorante, mi capitasse di veder passare in TV una delle prime pubblicità di quella bambina cretina con le treccine che con una faccia da oca diceva: “ Già fatto-o-o-o?!!” e che mi sventolava sotto al naso la sua Pic Indolor alla faccia (si fa per dire) mia e di quell’essere immondo che ai miei occhi era il povero Gigi l’infermiere.