Azzurroblu

Passatempi ad alta quota


E per fortuna che quando si cammina lo zaino è pesante, così non ti passa neanche per la testa di portare tutte quelle cianfrusaglie di cui ci circondiamo e che lentamente si ammucchiano arrivando a formare un muro tra noi e la realtà, tra noi e gli altri e, in definitiva, tra noi e noi stessi.Camminare per ore a fianco degli amici, fare fatica, magari prendere anche l’acqua o la grandine, ti costringe a lasciare a terra quali inutili zavorre tutte le maschere, gli atteggiamenti di comodo, i "leinonsachissonoio" di cui amiamo quotidianamente adornarci.Ed è così che spesso, senza accorgertene, impari molte più cose dai piedi che dal cervello!Ma quando decidi di fermarti, di piantare la tenda o di piazzarti in rifugio, quando i nervi cominciano a distendersi e i muscoli a rilassarsi, quando finalmente ti metti la minestra sul fuoco e ti infili il maglione, ecco che si entra in quella fase REM della giornata in cui ogni stanchezza sembra appianarsi e spontanea, potente, irrefrenabile, irriverente, ti assale un’incontenibile voglia… di sparare asinate!Dopo la prima fase di ridarola in cui si srotolano come stelle filanti tutti i discorsi possibili e immaginabili, non lasciate cadere il magic moment e sfoderate a sorpresa un buon libro da bivacco.Per carità! Lasciate a casa i Promessi Sposi e i Valeri Massimi Manfredi e dedicatevi senza scrupoli a letture leggere e divertenti. E’ anche grazie al “Bar Sport” di Stefano Benni che ricorderò sempre con gioia i due giorni di pioggia passati al Greselin (dolomiti friulane) in compagnia della Luisona, del Cinno e del terrificante bambino con il gelato.Se poi continua a piovere, avete riletto tre volte il libro, avete già lasciato le vostre memorie sul registro degli ospiti visionando tutti i commenti fino agli anni Venti e con il timbro del rifugio vi siete griffati perfino le mutande, potreste dedicarvi a “Per antonomasia”: passatempo per grandi e piccini che vide la luce durante un caldo pomeriggio sull’appennino reggiano.Scopo del gioco è trovare quante più possibili definizioni “per antonomasia”  di cose, luoghi e persone. Ad esempio: El pibe del oro? L’aquila di Ligonchio? La tigre di Cremona? La tigre di Mompracem? Il reuccio? Er principe? The Boss? The Voice?E così via… ma sono bravissima, non cercate di sfidarmi!La "variante alta" di questo gioco nacque successivamente, durante un bellissimo percorso che dai laghi di Roburent svalicava in Francia per poi spingersi fino al lago dei Nove Colori.Forse per cretineria o per l'emozione di trovarci in Gallia, ci venne l’idea di elencare tutti i personaggi francesi che ci saltavano in mente. Passammo le ore a scervellarci, iniziando dai banalissimi Brigitte Bardot, Platini e Mitterand (non erano ancora i tempi di Sarkozy) per poi arrivare ai più ostici Louis Pasteur, Truffaut e J. J. Rousseau.La partita sembrava ormai volgere a mio favore ma, durante la notte, fui risvegliata da un urlo trionfante che, dalla tenda vicina alla mia, risuonò per tutta la vallata: “Pierre Cosso!!!!!!!”. Cavolo! Avevo perso!Durante l'attraversamento della stupenda Valle delle Meraviglie, invece, ci prese la mania delle foto no-limits tarocche.Tutto sta nella prospettiva: scegliete una parete rocciosa e arrampicatevi blandamente attaccandovi alla roccia come potete, basterà che il fotografo si sdrai a terra e che cerchi di inquadrare abilmente voi in posa plastica (meglio se con qualche muscolo in evidenza), la vetta e uno scorcio di cielo, con l’accortezza di eliminare la base del monte posta a pochi centimetri dai vostri piedi… effetto Manolo assicurato anche per i più mollaccioni!Restando in tema di fotografia, i laghi alpini si prestano molto bene per lusingare a dovere il più vanitoso del gruppo. Bisognerà convincerlo a piazzarsi proprio là, su quelle bellissime rocce al centro del laghetto, invitarlo a mettersi in romantica posa alpinistica ottocentesca per poi iniziare a gettare dei pietroni nell’acqua ad effetto doccia assicurato!Ma la cosa in assoluto che amavo di più era osservare i miei compagni di ventura: gli atteggiamenti, le piccole manie, gli oggetti preferiti (il sacco a pelo “cartavelina” di Nicola, il fornellino “atomico” della Meri o lo zaino “pattume” di Andrea), per non perdere neppure un atomo di quelle giornate.Perché delle tante ore passate a camminare è chiaro che mi mancano le vette, i sentieri, i ruscelli, i versanti duramente conquistati, il cielo stellato, l’aria pungente o il calore del fuoco, ma per fortuna rimarranno sempre con me quei volti, quei gesti, quei sogni e quelle speranze condivise, quelle risate, quei momenti fatti di cose piccole e semplici, ma talmente potenti da tracciare solchi nel cuore come la goccia d’acqua che scava le montagne!N.B. Nell'immagine: il lago superiore di Roburentwww.alpicuneesi.it