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Come inciampare nel principe azzurro


Ogni tanto è bene parlare anche di libri, giusto perché non ho niente da fare nella mia vita se non sprecare tempo su uno dei miei duemila passatempi da persona pigra.Come inciampare nel principe azzurro è un libro di Anna Premoli, edito dalla Newton Compton. Premetto che io il libro precedente dell'autrice, quello che ha vinto il “Premio Bancarella” non l'ho letto, non so nemmeno di che cosa parli, quindi mi sono approcciata a questo assolutamente all'oscuro di altro che non fosse la trama del libro che mi stavo apprestando a leggere.La storia incalza fin da subito con una protagonista che ammette di non essere affatto quello che appare: la sua vita non è altro che il risultato di scelte fatte da altri per lei, poiché le è sempre mancata una motivazione o un sogno che le permettesse di andare per una strada rispetto a un'altra. La madre, casalinga dalle manie femministe, non ha fatto altro che concentrare sulla giovane Maddison le sue aspirazioni e i suoi sogni, i desideri, facendola entrare in un corso di studi che solo per pura fortuna la ragazza ha concluso e grazie al quale è entrata in un ambiente molto stacanovista: quello delle fusioni. La giovane non è per niente motivata, sebbene sia sempre riuscita a mimetizzarsi piuttosto bene nell'ambiente: ama dormire i sabati e le domeniche e uscire in fretta dall'ufficio per fare shopping; queste sue abitudini sono anche agevolate dalla sua simpatia, una dote che la fa entrare nelle grazie di tutti – persino del suo capo attuale a Londra. Eppure questo stallo si conclude quando viene a scoprire che la sua domanda di trasferimento all'estero è stata accettata, peccato non nel modo in cui lei sperava, poiché invece che nella Grande Mela, si dovrà adattare alla lontana ed esotica Seul - nella quale non ha alcun desiderio di andare, demotivata anche dalla conoscenza del suo nuovo capo, andato di persona nella sua azienda per “prelevarla”. Mark Kim non rientra per niente nel tipo di persona che la donna ha voglia di avere alle calcagna, proprio perché si rivela essere, fin dall'inizio, il suo esatto opposto.Lo stile è diretto e pulito, in una prima persona piuttosto semplice e immediata, che permette una buona immedesimazione con la protagonista, che ha un caratterino interessante e per nulla scontato. Non è un libro complicato o con una trama ricca di colpi di scena, è piuttosto lineare, ma non prevedibile né noioso. Ha un buon ritmo, che permette al lettore di seguire la storia senza cali d'attenzione (io l'ho letto in una giornata e non mi sono affatto stancata). Il punto a sfavore è forse la mancanza di buone descrizioni degli ambienti o delle scenografie, che a volte vengono a mancare e i personaggi si muovono senza che magari il lettore abbia ben compreso che loro lo abbiano fatto; questo aspetto, probabilmente, andrebbe migliorato, ma non pesa durante la lettura, poiché essendo in prima persona l'introspezione di Maddison occupa gran parte dell'attenzione.Ci sono buoni spunti di riflessione, gettati con noncuranza dalla visione della protagonista, che lasciano intuire abbastanza bene i sentimenti e i comportamenti del co-protagonista – cosa che spesso viene a mancare, quando si tratta di narrare in prima persona. Mi sento di consigliarlo? Direi di sì, se volete passare qualche ora di tranquillo relax e facendosi qualche sana risata, poiché il libro ne è pregno, senza tuttavia risultare banale o scadere nel grottesco. L'ironia fatta bene è sempre un toccasana per la mente, davvero.