SBLOGATE

Post N° 67

"Sono chiuso in una stanza e nessuno mi apre la porta; eppure ho camminato tanto. Ho paura del buio e nessuno mi accende la luce;eppure il sole sopra il capo,l'ho visto illuminato. Ho paura della notte tetra,impavide,le sue ombre,avanzano offuscando lentamente quel cielo che,sopra,il capo,come una cupola immensa mi aggredisce, donando ancora di più quell'umidità,che penetra, fino nelle parti più nascoste del mio corpo, sebbene io mi senta, in parte, vestito di abiti pesanti. Così cammino,fra la notte insicura,fra qualche cane randagio,che passa,fra quelle luci che,ai miei occhi,non danno cammino.Così, continuo a percorrere quelle vie,fra il rumore di un treno in lontananza che,correndo,ci lascia, fra il miagolio irritante di un gatto,che non tace,tra la solitudine che,mai,non manca.La mia mente...pensa:perchè non mi riposo,perchè continuo a far camminare quest'uomo senza sosta? Io,che sono il principio del cosmo,io che sono la fine,io che sono il peccato? Allora,salgo,come uno scalatore,salgo.L'aria pura c'è,solamente, nell'alto della montagna,che non potrà mai superare la mia fantasia,perchè io sono e null'altro su di me può esistere.Pensa ancora la mente...:come sono sadico,in questo momento, portando un uomo a vagare nella notte,gli ho donato persino l'insonnia,tormentandolo nei punti più lacerati della sua vita,lui non ama pensarli, ma io,come un chiodo fisso,resto al punto che, alcune volte,perde anche le staffe. Coricandosi nel letto si gira e rigira e per lui,il cuscino di piume,solo di spine,è fatto.Stanco del martirio del letto,il suo corpo, rialzo,lo vesto, gli dico: cammina!... E rido,dentro me,rido.Lo porto dove io voglio,sono l'unico vero artefice, che riesce a muovere un corpo senza fili. Lui mi vorrebbe abbandonare,stanco di tutto ciò che gli procuro, ma senza di me,non può vivere,perchè entrambi, finiamo.Non sono,sempre,severo,qualche gioia gli concedo; attimi,solo attimi,poi il sacrificio di questa vita,molto più dura e sofferta,non voglio squilibrarlo,per questo gli regalo,solo,attimi. Se,poi,mi stanco di lui..lui esegue,come un automa,perchè io,comando la sua fine. Intanto,continua a camminare,per voler mio; Gli lascio,ancora,la facoltà di pensare.Guardo, un attimo,il cielo:la cupola sovrastante,mi si rischiara, mano a mano,lentamente,il nero si scioglie,lasciando l'azzurro,a mezz'asta. Ora, non distinguo nettamente le case che mi circondano e vago ancora, poi, giunge l'alba , non mi appaiono chiari, quei muri stinti all'esterno,di chi non ha mai voluto abbellirli-tutti grigi e crepati. Mi fermo ancora,a guardare le gocce che, ad una ad una, cadono sull'asfalto dei marciapiedi;or,mi rigiro.La gente,inizia ad uscire,frettolosamente, dalle cucce di cemento, la solita routine giornaliera. Ancora più curioso,cammino,sui marciapiedi o sulle isole pedonali,per capire dove mi trovo,poichè,il presente,può essere il mio futuro,il passato,per me,è già sepolto.Il sole,in tutto il suo splendore,si accende,lambendo persino la mia pelle che Lei,un tempo,aveva amata.L'aria,questa mattina,è gelida,i rumori,sono intensi e tra il caos delle macchine,le urla dei commercianti,che propongono le proprie mercanzie,al fine,la città, mi appare"