lospecchiobuono

arrivederci mostro


 Succede talvolta, che un'azione piccola, insignificante, una stupidata insomma abbia un'incidenza dura, forte fino a condizionare un'intera vita.La mia la posso individuare in una mattina di ottobre di tanti anni fa, durante un'assemblea di istituto del mio liceo. Ero una quattordicenne piena di speranze, soprattutto, anche grazie a dei bravi professori delle medie che, oltre alle materie di scuola, ci parlavano anche di attualità. Io che mi stavo appassionando alla politica, ero contenta del fatto che alle superiori si potesse partecipare attivamente alla vita della scuola nelle assemblee e nei consigli di istituto. Ovviamente i miei genitori non erano d'accordo perché, secondo loro, mi sarei alienata le simpatie degli insegnanti. Tacere ed obbedire, vivere di sotterfugi, fare i furbi ma senza rischiare, è sempre stato il loro motto. Fatto sta che, durante un'assemblea di istituto, la prima cui partecipavo, andai sul palco a dire la mia. Forse, come del resto capita a tutti i timidi, ho fatto un po' la pagliaccia, e mi sono fatta prendere in giro.Da lì, da una scemenza fatta a 14 anni, è iniziato l'inferno.Per farla breve, divenni lo zimbello dell'intera scuola. Aggiungendo il fatto che non ero una bellezza e non potevo certo permettermi i vestiti firmati ero presa in giro e additata anche da persone che non mi conoscevano. Prendere l'autobus per il ritorno a casa, era un incubo perché alcuni ragazzi delle classi superiori, non facevano altro che molestarmi, anche fisicamente. Ricordo che uno mi ha persino puntato alla tempia una pistola finta. Il primo anno di scuola è stato un inferno, anche perché, e pare strano a dirsi in una città grande come Milano, pareva che tutti nel quartiere frequentassero quella scuola. Quindi il medesimo scenario si ripeteva all'oratorio o in palestra dove facevo un corso di basket.All'epoca non si parlava di bullismo, e non c'è stato un professore che sia mai intervenuto in mia difesa. Addirittura una mia amica, che frequentava un'altra sezione mi ha riferito che una sua insegnante e dico sua, io nemmeno la conoscevo, parlando di me in classe ha detto che ero la più cogliona della scuola. A casa non ne potevo parlare, ne accennai qualcosa a mia madre ma mi ha lasciato capire che erano tutte mie fisime, tanto ai miei non è mai importato altro se non dei voti. Purtroppo o per fortuna, quelli erano buoni. Ancora mi chiedo con che forza sia passata attraverso questi cinque anni senza diventare anoressica o drogata. Però non ne sono uscita indenne. Ancora adesso mi porto dietro tante insicurezze, ancora oggi non prendo mai iniziative per paura di rendermi ridicola, non ho amori, se non con sposati quasi non meritassi un uomo solo mio. Con questo non mi voglio giustificare né creare alibi, anzi, l'averne parlato qui (e mi scuso se la forma o la sintassi non sono corrette, ma mettere nero su bianco fa ancora male) è già un primo passo. Dare una forma al mostro che ancora mi tormenta per combatterlo meglio. Lo metto qui, il mostro, sulle pagine di questo blog e lo affido alla corrente della rete che se lo porti via e io gli dico addio mostro.