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e di cui sparlare...un po' di me un po' di curiosita' un po' di gossipp! ^_*

 

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Costa Concordia : la testimonianza di una giovane Guest Service Operator...

Post n°200 pubblicato il 06 Febbraio 2012 da comedincanto1973
 

Ormai sono settimane che la cronaca i talk show e tg di ogni televisione non parla d'altro...il naufragio della Costa Concordia elle colpe e l'inefficenza dell'equipaggio..."mangiando" per cosi' dire su una disgrazia che non ha commenti e che ad oggi non ha riportato a galla molti dei passeggeri dispersi..."Fatti di Cronaca" ha intervistato Maria La Vigna, giovane Guest Service Operator di Montecalvo che si trovava suLla nave al suo secondo imbarco per Costa Crociere ,ci racconta la sua esperienza vissuta in prima persona e si toglie qualche sassolino dalla scarpa per difendere se stessa e i suoi colleghi.
 Naturalmente il copia incolla e' d'obbligo trattandosi di una intervista...

Foto di comedincanto1973

Lei era a bordo della Costa Concordia come membro dell’equipaggio. Da quanto tempo lavora per la Costa Crociera e in che ruolo?
Ero al mio secondo contratto. Ho iniziato a lavorare con Costa Crociere nel febbraio 2011 in qualità di guest service operator.

Può raccontarci cosa stava facendo al momento dello schianto e come ha reagito nei minuti immediatamente successivi?
Avevo già finito di lavorare. Ero al ponte 5 nell’ultimo salone di poppa. Nel luogo dove ero io lo scontro non si è avvertito in modo cosi forte, avevamo la nave inclinata ma non riuscivo proprio ad immaginare cosa fosse successo. Avevo anche pensato allo scontro con uno scoglio, ma subito dopo mi ero detta: “No,è impossibile. Forse è un danno al motore”

Come si è comportata? Ha prestato soccorso a qualche passeggero?

I primi passeggeri, già impanicati, ci chiedevano cosa stesse succedendo. Noi cercavamo di tranquillizzarli anche perché le risposte non le avevamo neppure noi. E anche qualora avessimo saputo di un naufragio non avremmo potuto dir loro “la nave sta affondando”. Per una lunga mezz’ora sentivamo solo la voce dagli altoparlanti che parlava di un guasto ai generatori. Come da addestramento io mi sono mossa solo in seguito all’allarme generale di emergenza. In pratica ho aspettato che ci venissero dati gli ordini di evacuazione. E da quel momento ho aiutato i passeggeri ad imbarcarsi sulle scialuppe situate al punto di riunione ponte 4. Ma gestirli tutti era impossibile, la gente urlava, si accalcava, spingeva…

Conosceva qualcuno tra le vittime o tra i dispersi?
Conoscevo la barista Erika, lavorava nel bar della hall di fronte al mio ufficio. Sempre sorridente. Giuseppe il musicista lo incontravo spesso in mensa. La bimba Dyana e il padre si erano imbarcati quel giorno. Vennero da me a chiedere spiegazioni sull’imbarco e a depositare del contante per le spese di bordo. Era la loro prima crociera.

Quando avete capito che la situazione era effettivamente molto grave?
Al segnale di emergenza generale. La nave era già abbastanza inclinata. Prima di allora non mi ero resa conto perché nel punto in cui mi trovavo io non si notavano danni o allagamenti.

In quei minuti, ha mai avuto paura di morire?
No. Eravamo vicinissimi alla costa. Ho confidato nelle scialuppe e ho avuto la pazienza e la lucidità di aspettarle. E poi dicevo: non posso morire. Ho ancora tante cose da vivere!

Nel lasso di tempo intercorso tra lo schianto e l’ordine di abbandonare la nave, ha avuto la percezione che si stesse perdendo tempo prezioso per le operazioni di salvataggio?
Questo potrebbe dirlo chi era ai ponti bassi, laddove l’acqua aveva già invaso molti locali già dai primi minuti. E chi era alla manovra della nave. Loro lo scoglio l’hanno visto!

Come è riuscita a scendere dalla nave?
Dopo aver fatto evacuare i passeggeri della mia lancia mi sono recata insieme agli altri membri dell’equipaggio all’estrema prua del ponte 4 (che era il nostro punto di riunione in caso di abbandono nave). Ho atteso le scialuppe e sono riuscita a prenderne una al ponte 3 saltando sul tetto (il tetto della lancia raggiungeva il ponte 3- la nave quindi era già piuttosto inclinata).

Oltre al comandante Schettino, tutto l’equipaggio è finito sul banco degli imputati con l’accusa di non essere stato all’altezza della situazione. Cosa si sente di rispondere in vostra difesa?
Chi ha denunciato ciò, invece, non è nemmeno all’altezza di giudicare. Ogni membro dell’equipaggio ha un ruolo ben preciso in caso di emergenza e tutti lo hanno rispettato! Le operazioni erano rese difficili data l’inclinazione della nave, l’impossibilità di calare tutte le zattere e le lance e la calca di passeggeri nel totale panico, che bloccavano anche coloro che dovevano andare a preparare le lance. Eravamo rimasti bloccati insieme tra la folla che spingeva e cercava di salire sulle lance (ovviamente chiuse dato che gli addetti erano rimasti bloccati!). Se 4000 persone hanno ancora la voce di sputare fango sull’equipaggio è perché sono vivi e se sono vivi è perché sono stati salvati grazie a noi. Sulla costa non sono di certo approdati volando! Si parlava dell’assenza degli ufficiali: ma queste persone conoscevano gli ufficiali? Sapevano come erano vestiti? Sapevano quanti erano? Loro no, io sì. Ed erano lì ad aiutare tutti.

E’ vero che a bordo c’era poco personale che sapesse parlare l’italiano o l’inglese?

L’inglese è la lingua ufficiale dell’equipaggio, puoi non conoscere l’italiano, ma l’inglese è fondamentale. Tutti parlano inglese. L’italiano non tutti lo parlano, ma c’è anche da dire che questa per noi italiani è bassa stagione. I passeggeri italiani erano una minoranza. Molti erano i francesi e i passeggeri di lingua inglese. C’erano anche cinesi che parlavano solo cinese. Dovrei essere rimproverata perché non conoscevo il cinese?

E’ vero che alcuni passeggeri hanno minacciato voi membri dell’equipaggio per salire sulle scialuppe di salvataggio prima di bambini e anziani?
Questo non lo so. A me non l’hanno detto personalmente. Ma se considero l’atteggiamento di molti italiani (che spesso è anche parte della nostra cultura), posso credere senza dubbio ad una cosa simile.

Conosce personalmente il comandante Schettino? Che idea si è fatta del suo comportamento in questo tragico frangente?

Non personalmente. Ci limitavamo al saluto. Era il mio comandante. Lo rispettavo e stimavo, come d’altronde facevo col resto dei miei superiori. A bordo il rispetto delle gerarchie è fondamentale.

Conosce Domnica Cemortan?
Noi la conoscevamo come Nica. Era interprete russa e ha lavorato a bordo nel periodo di dicembre. Essendoci molti passeggeri russi, noi del servizio clienti eravamo in stretto contatto con lei in caso di mediazione linguistica. Non sapevo che poi si era imbarcata come passeggera, non l’avevo incontrata.

L’abitudine dell’inchino era una pratica diffusa. Voi dell’equipaggio avete mai pensato che si trattasse di una manovra pericolosa?
Io non sapevo dell’esistenza dell’inchino finché non lo si è detto in tv dopo il naufragio.

Ai passeggeri è stato accordato un risarcimento di 14mila euro. Lei che ha vissuto la medesima angoscia, pensa che si tratti di una cifra congrua?
5, 10, 15 mila euro… Non si può quantificare una tragedia del genere in nessun modo. Qualsiasi cifra è allo stesso tempo superflua e non sufficiente.

I suoi colleghi hanno organizzato a Genova una manifestazione in difesa della reputazione degli equipaggi della Costa Crociere. Lei ha partecipato? E in caso negativo, perché?
Non ho partecipato per ragioni logistiche.

Si imbarcherà nuovamente su una nave da crociera o su qualunque altra nave?
Per il momento no. E’ ancora troppo presto. La mia nave è ancora lì accasciata e mi fa ancora un brutto effetto. Ma in futuro sì. Le navi sono sicure, soprattutto se viaggiano in mare aperto.

Di tutto quello che si è detto e scritto su giornali e tv, cosa le ha dato più fastidio? C’è qualcosa che non corrisponde a verità?
La ingiustificata colpevolizzazione dell’equipaggio. Chi lavora ci rimette sempre! E tutti quei ciarlatani conduttori di programmi televisivi nazionali che dopo 20 giorni di chiacchiere ancora non sanno cos’è una muster station. Ancora non hanno capito che i filippini non erano lì per caso, ma lavoravano sodo, hanno aiutato tutti i passeggeri fino all’ultimo (mi dispiace per i razzisti), che gli annunci per procedura non li fa mai il comandante (i passeggeri pretendono di parlare col comandante anche se un bagno non scarica!), che i tali annunci sono stati fatti in tutte le lingue, coreano compreso! Che se qualcuno dell’equipaggio è morto è stato per salvare gli altri, non perché aveva istinti suicidi! Il comandante ha senza dubbio le sue gravissime colpe, ma l’opinione pubblica italiana ha la colpa dell’ignoranza. E fa male tutto ciò.

Le sue parole sono sicuramente dettate dalla rabbia e dall'ancora fresca paura che probabilmente avra' avuto...ma sullo sputare sentenze dei passeggeri non sarei tanto daccordo perche', anche se per fortuna i 4000 passeggeri sono stati recati in salvo,a prescindere da tutto cio', il fatto non doveva proprio accadere e poi perche' non ci spiega il motivo per cui tutto il personale di bordo aveva gia i giubotti di salvataggio ancor molto prima dell'annuncio del naufragio? Io non mi taglierei cosi' fuori dalle responsabilita'...

 
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