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La vergogna di "appartenere"...

Post n°653 pubblicato il 01 Settembre 2008 da maverick_72

Ricordo l'ultima partita seguita allo Stadio San Paolo,era il Napoli-Genoa dello scorso campionato...il mio sguardo su quel campo verde era come sempre attendo alle traiettorie di quel pallone,di quel sogno che per me è rimasto tale,di quel pezzo di gomma che mi fa respirare...che mi da ancora tanta emozione quando dopo un gran tiro accarezza la rete.E' il calcio che amo,quello fatto di sudore e pestate,di allegria e adrenalina,di botte prese e date con agonismo e senza cattiveria.Il calcio degli sfotto' negli spogniatoi,delle chiacchiere da bar...uno sport di cui conservo un ricordo lontano,un ricordo offuscato dalle gesta di una mandria di Stronzi che forse non hanno nemmeno mai provato quel brivido intenso derivato dai 90 minuti su un rettangolo verde...che hanno scambiato le domeniche e il calcio per il loro rituale di Bestie represse e  asfissiate da una vita frustrata dipinta di niente! Il Pirata

GIU' DAL TRENO

Devono salire gli ultrà. La lunga stagione del calcio malato ricomincia con una storia incredibile, con una resa incondizionata ai violenti, con un sopruso nei confronti di centinaia di cittadini che volevano tornare a casa dalle vacanze.

Volevano farlo in treno, il mezzo più semplice e antico, il più sicuro, volevano partire da Napoli e arrivare a Torino, o magari scendere a Roma, o a La Spezia, o a Genova. Avevano il biglietto, si erano già seduti e aspettavano. Poi sono arrivati i selvaggi, le bestie della curva, molte delle quali a viso coperto come banditi, come pirati incappucciati: e il posto sul treno se lo sono preso loro.

Impotenti le Ferrovie, la Questura, la Polizia: per evitare il peggio ne hanno certificato un altro, legittimando la legge della giungla. E cioè: sul treno rimangono gli ultrà, mentre i viaggiatori semplici e disarmati, quelli che non sfasciano scompartimenti (500 mila euro di danni), bagni, stadi, quelli che non urlano slogan deliranti e non salutano col braccio teso sono stati gentilmente invitati a scendere e a "trovare altre soluzioni" (il deltaplano, il teletrasporto?).

Parapiglia, spintoni, grida varie. Risultato: quattro ferrovieri contusi, poi la mandria parte e va a fare danni allo stadio Olimpico in Roma, invece di essere presa dai poliziotti alla stazione Termini e portata in qualche caserma, come sarebbe stato opportuno.

Doveva essere la prima giornata del calcio nella stagione del dialogo, della tolleranza con riserva: tutti gli stadi aperti, tutte le trasferte permesse.

Una linea di credito aperta dal Viminale nei confronti del tifo estremo perché magari capisse, e partisse bello quieto per non farsi di nuovo togliere le sue amate curve, quei luoghi di impunità dove sfogare frustrazioni di vite sbagliate. Ma i mille ultrà del Napoli hanno dimostrato subito che dare fiducia a certa gente è sbagliato, oltre che inutile, e penalizza gravemente la società civile.

Da oggi, trasferte di nuovo blindate e curve militarizzate, con enorme esborso di pubblico denaro. In sostanza, il calcio dei violenti sarà arginato grazie al denaro dei contribuenti, cioè quelle stesse persone che ieri i violenti hanno sbattuto giù dal treno. Non è proprio un cerchio che si chiude, ed è comunque un'ingiustizia.

La cosa che più sorprende, proprio perché la più prevedibile, è la resa incondizionata da parte dello Stato. Perché si sapeva da tempo che il 31 agosto, giorno del grande rientro dalle ferie, avrebbe intasato le stazioni ferroviarie creando ingorghi di viaggiatori e tifosi, vacanzieri e ultrà. Ma oltre un generico invito a non usare certi treni non si è andati, come se poi fosse possibile cercare facili e rapide alternative.

E una volta arrivati nel cuore del caos, tra fumogeni e insulti, si è preferito non applicare la legge in difesa del cittadino ma governare la mandria dandole di fatto ragione, autorizzandola a cacciare gli altri dagli scompartimenti. Un precedente gravissimo che racconta uno Stato assente, e che legittima simili tentativi futuri. Coraggio, amici ultrà: fate quello che volete, organizzatevi, prendete spranghe e bastoni. Siete più numerosi e più cattivi, dunque avete ragione voi. Dove, il prossimo agguato? Perché non all'ospedale, ai grandi magazzini, in qualche cinema? Come dite, non avete il biglietto? Non sarà mica un problema.

"I numeri non ci hanno aiutato" spiega il questore di Napoli: una frase che adesso pare una barzelletta. Perché dovrebbe essere la legge ad aiutare il cittadino, non il gioco dei numeri e il suo uso violento. I padroni abusivi del treno, proprio di quei numeri si sono fatti forza, e scudo. E allo stadio, cancelli sfondati. Alla fine, pure un accoltellato e un tizio preso con un martello in mano.

Anche se le parole più drammatiche sono quelle della mamma che voleva salire su quel treno, e ne è stata invece cacciata, perché doveva portare il figlio all'ospedale Gaslini di Genova per una visita medica importante. La prossima volta, ci vada in automobile. O scelga un ospedale diverso, in un altro Paese, dentro uno Stato in cui la gente normale non è ostaggio delle bestie da stadio.

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