la finestra

L'assedio


Guardo le mie mani. Sono state mani forti e abili, i calli che mi segnano il palmo sono corona alla mia perizia. Sono mani di falegname, che ho ereditato da mio padre falegname. Le stesse mani che aveva anche mio nonno, falegname.Ho lavorato, cesellandolo con il mio burchiello, ogni tipo di legno cresciuto nel bosco dietro la città. I miei mobili e quelli fatti dai miei padri adornano ogni casa e ogni chiesa nel perimetro martoriato di queste mura. Anche i banchi della scuola su cui è cresciuto mio figlio. E' un ragazzo in gamba mio figlio. Ha le mie stesse mani. Forti e abili. Ma le sue sono anche delicate, sa suonare il sassofono, mio figlio. Non so dove abbia imparato a tirare i fili segreti che legano le venature del legno alle note della musica. Però è bravo: è un bravo falegname, è un bravo musicista.C'è stata una festa ieri in città. Una festa di primavera e quasi sembrava che la guerra fosse un incubo germinato dalla fame e dal freddo dell'inverno. C'era voglia di ridere e fiorire per le strade. Tutti i giovani si affollavano a calcare il selciato grigio, come garrule rondini ubriache d'azzurro.Era stato eretto un palco sulla piazza. Si doveva suonare e ballare. Si doveva omaggiare la primavera, la fine dell'inverno, la fine della guerra.Mio figlio doveva suonare il sassofono su quel palco. Con le sue dita agili e forti, fatte per creare bellezza.Una granata ha sparpagliato al suolo i suoi petali scarlatti, oscurato l'aria con il suo veleno di piombo, polvere sudario stesa sul mondo.Guardo le mie mani. I miei occhi sono asciutti. Il dolore è troppo fondo per trovare parola nelle lacrime. Sono le mie mani a piangere. Erano forti e abili, orgoglio di falegname. Sono rimaste tremanti, a fissare l'ultimo abito di plastica nera sul corpo straziato di mio figlio.(Il mio debito, la mia suggestione, è a Maurizio Maggiani, al suo bellissimo Il viaggiatore notturno)