la finestra

stralcio


Posò la penna, in diagonale sul foglio. Un foglio A4, bianco intatto, se non fosse stato per quel punto in alto a sinistra. Un punto incerto, sospeso come il discorso che avrebbe dovuto trovare luce in quelle righe. Era tutto nitido nella sua testa prima di sedersi. Aveva chiari come scorrere d'acqua i suoi doveri e le sue responsabilità. Molto ben presente la strada che si era tracciata e che da allora seguiva senza sbavature apparenti, senza deviazioni che non fossero quelle relegate alla sfera della sua fantasia. Innocui embrioni non tradotti in gesti, solo cullati là dove le emozioni rimangono silenziose. Almeno finchè non implodono distruggendo sistemi e creandone altri. La trasformazione della materia, la sua malleabilità alle cose del mondo. Sentiva il calore delle dita su cui era poggiata la guancia, una sensazione quasi esterna al suo corpo. Un corpo che in quel momento stava lì zitto, senza richieste, favorendo l'annullamento nella catena dei pensieri. Proprio il corpo che aveva compiuto il primo gesto di ribellione. La sua pelle che aveva rifiutato i tocchi della routine, che aveva dato sostanza alla parola bisogno. E ora la ragione inseguiva le tracce, raccoglieva indizi, cercava spiegazioni. Disattesa la sottomissione dei sensi, esplorava la soluzione più razionale. Sperando che la logica e il rigore scacciassero il dolore. Credendo nel potere salvifico di una conciliazione meccanica.