la finestra

insofferenza


Non mi piacciono gli strascichi, come le estati troppo lunghe, gli inverni che non muoiono. Le cose devono evolvere e, ad un certo punto, finire. Un progetto dovrà chiudersi una volta giunti a un prestabilito grado di definizione. Diversamente la pietra pomice avrebbe da limare per l'intera vita, poichè l'occhio di oggi sarà, se pur impercettibilmente, diverso dall'occhio di domani.Mi rendono inquieta le transizioni quando già ho previsto l'esito. Quella parentesi di incertezza, di stasi tra uno stadio e l'altro, porta a nudo i miei fili. Forse per quel margine di intangibilità e di impotenza di fronte agli eventi non ancora accaduti. Per quella scheggia impazzita che può intromettersi nell'ingranaggio alterando ritmo e risultati. E io rimarrei lì, allora, con il bicchiere vuoto sotto il torchio sterile.