la finestra

Guerra fratricida


Ora basta! disse guardandosi allo specchio. La voce dura in un ordine tagliente per schiacciare lo scetticismo letto in quel volto affacciato. Si chiedeva se il suo sguardo fosse davvero quello riflesso o se non si fosse invece sdoppiata e dietro la superficie non comparisse piuttosto quel suo io più fragile e sottomesso. La sua voce e la sua decisione non potevano avere quello sguardo fondo e a tratti smarrito che vedeva. Ecco, oltre un vetro opaco doveva stare. Racchiusa, anzi rinchiusa lì. Relegata. E forse allora avrebbe avuto il pieno controllo della sua volontà, senza cedimenti e senza tentazioni. La guardò ancora, e non capiva se la piega amara della bocca fosse la rimostranza superba della prigioniera o la consapevolezza sconfitta della carceriera.