la finestra

Il campo


Era fredda l'aria. S'infilava tagliente tra le vie strette, radente sui muri nudi e sui ballatoi in legno. Tra le vecchie case, improvviso e inaspettato, un piccolo campo. Deserto come le vie. Abbandonato come le orbite vuote delle finestre. Quattro file di meli. Alberi non potati dai rami protesi a intricarsi in un aereo labirinto. Spogli di foglie, ma ancora vestiti di frutti. Avvizziti, spenti: mele dimenticate dagli uomini, fortunato banchetto di merli.Altre mele erano a terra, il picciolo ormai sfiancato, rotolate lungo il pendio. Sul suolo gelato e chiuso a offrire inutile nutrimento. Il cielo gravido, sotto quella preghiera di rami e io in piedi, a mani aperte, a interrogarne il silenzio.Certi luoghi perdono i loro connotati fisici per confondersi con quelli astratti di un paesaggio interiore. E i risvolti conosciuti si tramutano negli spazi indistinti delle mappe, terra di leoni e gorgoni. Si uniscono la quieta certezza nei confini della propria pelle e la terribile fame di mani e occhi, indifendibili ponti, insaziabili ricercatori inquieti.