C'erano tre bimbi in piazza. Giocavano con uno skateboard sul tappeto rosso steso lungo la scalinata della chiesa. Tre bimbi. Pochi anni distanziavano un'età dall'altra.Sono diventati seri, a un tratto, di quella serietà che solo ai bambini è consentita, attorno a una fioriera accostata al muro di una vecchia casa. Bisbigliavano tra loro. Come piccoli cospiratori di un grandioso segreto. Gli occhi grandi e fondi, pieni di quella stupefacente meraviglia che li avvicina al cuore delle cose.La più grande è corsa via. E' tornata poco dopo con un uomo dallo sguardo dolce. Si sono avvicinati alla fioriera. E si intuiva nell'uomo il desiderio di una carezza infinita su quei capelli dorati.Si è allontanato per poi tornare, indossando un grosso paio di guanti di cuoio spesso.E' emerso dalla fioriera portando nelle mani guantate un grosso corvo dal becco nero. Stava quieto il corvo in quel nido umano. Passandomi accanto mi ha sorriso. Un sorriso radioso da uomo sereno. Da uomo con il cuore sazio e consapevole della propria gioia. I bimbi festanti ed eccitati lo seguivano.La più grande si è fermata davanti a me. Con quella sua aria compunta di bimba, mi ha detto che il corvo aveva un'ala ferita, "forse l'ha morso un gatto", e che ne avrebbero avuto cura. Poi è corsa via, raggiungendo il gruppetto.Mi sento la leggerezza di una narratrice di favole.