la finestra

Di grano e sole


Si perdono a vista d'occhio le distese di grano di questa parte della campagna. Ovunque si allunghi lo sguardo, non vi è che il palpitare serico delle spighe ondeggianti al più leggero soffio di vento. Hanno raggiunto la maturità piena che infonde loro quella parvenza d'oro liquido, che nei romanzi scalda la consistenza dei biondi capelli dell'eroina di turno, quando se ne fa similitudine. Non ci sono corvi a immalinconire il cielo denso che vi si adagia e nessun carro azzurro ne spezza l'omogeneità di mare color topazio. Un infinito naufragio tra grembo e farina.Sulla stradina polverosa, lambita dal fremito sussurrante delle spighe, avanzava un fanciullo dal volto serio e intento. Tra le mani una sottile verga di salice che ad ogni passo faceva sibilare nell'aria, come a marcare un movimento, come a dar l'avvio di marcia a una qualche misteriosa e invisibile orchestra. Un lieve accenno del capo concedeva l'assenso soddisfatto all'astratta esecuzione. Piccolo Pan che tende l'orecchio al melodiare delle canne nel vento.[Certe visioni non raccontano storie, raccontano solo immagini. Lasciate lì, incastonate, concluse. Senza prologo, senza epilogo. Solo un frammento nell'inconcludenza dei mille sogni d'una notte. Eppure la loro immagine permane e rilascia i suoi incantamenti in chi l'ha vista.]