W. SHAKESPEARE - RE LEAR IV
così noi siamo per gli dei,
ci uccidono per gioco."
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Post n°446 pubblicato il 23 Settembre 2011 da nagel_a
[ci sono persone che non sanno essere libere e cercano catene] * titolo rubato a Hermann Broch
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IL REGNO DEL SENSO PROFONDO
"Oltre alla realtà empirica e banale c'era l'ambito dell'immaginazione, costituito da quello stesso mondo percepibile grazie alla vista, al tatto e all'odorato, ma con in più le schiere infinite degli spiriti e delle ombre. [...] Allora non mi capacitavo del fatto che la maggioranza assoluta dell'umanità appartiene al regno del senso profondo non in virtù del proprio sapere - dono assai raro - bensì della vita, della raggiante, viva sostanza, e che, dunque, accusarli di ignoranza era sciocco e assurdo. Invece di interrogatori, inquisizioni e tormenti, avrei dovuto osservarli e comprenderli. Osservarli con tenerezza e comprenderli con intelligenza"
A. Zagajewski - Due città
E fu sera e fu mattina e il Signore disse ad Adamo: “Adamo, qui, nel Paradiso Terrestre, è tutta roba tua. Sei libero di fare quello che vuoi tranne toccare quella mela. Quella, assolutamente no! Così Adamo se ne andava in giro per il Paradiso cazzeggiando tutto il giorno senza sapere cosa fare e cominciò a dare nomi improbabili agli animali: incontrò un bradipo e gli disse: “Tu ti chiamerai Bradipo”; poi incontrò un armadillo e gli disse: “tu, Armadill”; poi incontrò una escort e le disse: “Tu ti chiamerai Vacca”, ma la vacca si offese. “va be’, allora ti chiamerai Zoccol, ma la zoccola (quella che per i nordici è la pantegana) si offese. “E Va be’” si spazientì Adamo, “allora ti chiamerò Pecora”. Ma la pecora obietto: “Quella una pecora? È troppo piccola! Al massimo una pecorina!”
“Basta!” gridò Adamo “adesso lo decido io, come ti chiamerai: ti chiamerai Ford”
E nessuno ebbe da ridire. Neanche gli Agnelli, figli delle suddetta pecora, che in cuor loro esultarono, felici che non l’avesse chiamata FIAT. Finalmente Adamo poté continuare il lavoro affidatogli dal padreterno, ma quando arrivò al Procione ebbe qualche indecisione; pensò tra sé: “Meglio con la “P” o con la “F”? Poi vide Malgioglio e ogni dubbio spari: chiamo Procione quello dei due che cantava meglio.
Dopo un po’, però, Adamo cominciò ad annoiarsi e più il tempo passava, più egli intristiva. Apparentemente non v’era motivo, alla sua cupezza, così, il Signore, mosso finalmente a pietà, intervenne e gliene diede uno:
“Adamo, non ce la faccio più a vederti così, voglio farti un regalo, voglio darti una compagna”.
E Adamo: “Ma anche no, Signore. Però se questa è la tua volontà… Solo: quanto mi costa ‘ sta cosa?”
Una sciocchezza, Adamo, una sciocchezza. Estrarrò un osso dal tuo petto e ne farò un capolavoro, vedrai. Guarda, a suggello di quanto ti dico, chiamerò “COSTATO” le ossa che ti resteranno nel petto, a dire che il prezzo per ciò che ti darò è già stato pagato (l’avreste detto, voi, che stava inventando la cambiale? E che cambiale: da lì all’apocalisse, minchia!).
Allora Dio fece la donna e la diede ad Adamo, e lui ne vide la bellezza e pensò che era cosa buona. Ringraziò il Signore e, rivoltosi alla donna, disse: “Fulgida creatura, io ti chiamerò Foca!... E ora vieni con me al cospetto del creatore perché ci benedoca.”(aveva qualche problema con i congiuntivi, Adamo, ma come biasimarlo, dopo aver ascoltato Bossi e Di Pietro)
Una volta al cospetto del Padreterno, questi ingiunse ad Adamo:
Adamo, questa donna sarà tua moglie. Vi unirete in matrimonio e sarete una sola carne. Lei sarà a te sottomessa e tu ne avrai cura e la chiamerai Eva”
“Ma Signore” disse Adamo un po’ piccato nell’orgoglio “io la volevo chiamare Foca”
“Adamo, non è che puoi fare sempre come ti pare!”
“Signore, me l’avevi detto tu, che ero libero di fare tutto quello che volevo”
“Va be’, non è che mi devi prendere sempre alla lettera!!! Se ti dico che la devi chiamare Eva, fidati, ché un motivo c’è? E poi la foca è un animale a pelo liscio, Adamo!”
“Va bene, Signore, ancora una volta sia fatta la tua volontà, ma mi spieghi almeno cosa vuol dire Eva?”
“Eva vuol dire COLEI CHE PORTA”
“Ah!” fece Adamo, perplesso “E… Signore, toglimi un’altra curiosità: che vuol dire Adamo?”
“Adamo vuol direCOLUI CHE LAVORA LA TERRA”
“Signore, devo cominciare a preoccuparmi?”
“Adamo, tranquillo, c’ho un’idea in testa che… la voglio chiamare LIBERO ARBITRIO. Forte , eh?”
“Signore, io veramente preferivo la libertà”
Adamo, fidati: il libero arbitrio è meglio. E poi, scusa: t’ho mai passato una fregatura, io? Il libero arbitrio è come la donna: costola un po’ di più, ma…”
“Signore, però la libertà…”
“La libertà! la libertà,!... E basta co’ sta storia! libertà, Adamo, è una parola tronca, una cosa a metà. Inizio senza una fine! È la carota appesa d’avanti al ciuco per farlo andare, la sferzata sul lombo che lo fa muovere… e con lui, la carretta.
Ecco cos’ è la libertà: una parola tronca, un’illusione necessaria. Esattamente come FELICITA’, VERITA’, MELADA’.