Atletica e Parkinson

Post N° 27


Non vi è alcun duraturo successo che nonSia preceduto da un grande sogno (6)da un proverbio degli indiani della prateria6° L’attività agonisticaQuesto è un capitolo senza fine(almeno spero),infatti ho iniziato a gareggiare nel 1960 e nel 2007 la bella fiaba infinita continua L’atletica leggera ha rappresentato per me un’esperienza fondamentale  (vedere “il mio Parkinson”, “Chi sono” capitolo 2 ,pagina 15).Come atleta non ho avuto risultati eccezionali;onesto lavoratore, molta fatica per nulla(se faccio il bilancio riferito al denaro percepito).La scelta diventa invecie altamente appagante e il bilancio raggiunge un forte attivo,quando valuto alla luce delle sensazioni delle emozioni,dell’importanza della consapevolezza dei propri mezzi ,con le sensazioni,l’emozione,dell’importanza e della consapevolezza dei limiti personali.Il mio primo sì all’atletica è iniziato nel 1960 con le Olimpiadi di Roma.………amor ch’a nullo amato amar perdona,mi prese di costui piacer si forte che come vedi ,ancor non m’abbandona……….Con gli ostacoli alti (mt.1,06),poichè non avevo caratteristiche per questa specialità,ero troppo lento e piccolo di statura mt.1,70. Ben presto capii che per ottenere risultati migliori (16” 5/10 nei 110 hs ) avrei dovuto passare a distanze superiori. sopra esposto,quando mi orientai verso la specialità dei 400 ostacoli medi (mt.0,91) ma ahimè,ben presto scoprii che nei 400 ostacoli per tenere una discreta cadenza di passi,(un intervallo da ostacolo di 35 mt. in 15 passi) era necessaria una alta statura con conseguente maggiore velocità e quindi ottenere discreti risultati.Potevo comunque ovviare almeno in parte con una maggiore resistenza, che è una caratteristica che si può acquisire con l’allenamento,mentre la velocità è in gran parte ereditaria.In questo modo raggiunsi risultati discreti nei 400 ostacoli (55”7/10) alternando gare ad ostacoli con gare sugli 800 metri,dove pure conquistai soddisfacenti risultati(1’54” 9/10).Continuai dunque a competere sui 400 ostacoli,quella che,almeno per me,rappresenta la gara più affascinante,ma il mio futuro era il mezzofondo ,dagli 800 fino ai 5000 mt.Le gare sulle siepi con le barriere fisse di 91 cm avrebbero potuto costituire la specialità più idonea per le mie caratteristiche psicofisiche, ma non feci mai la scelta definitiva in quella direzione.Ero a quel tempo già sposato da anni,con una figlia e…..decisamente impegnato nel lavoro.Ora a distanza di tanto tempo conosco le problematiche che unite all’esperienza tempo l’esperienza accumulata in tanti anni di attività agonistica hanno contribuito a consolidare risultati.Alla diagnosi di Parkinson del 1992 dopo un iniziale momento di  smarrimento,ripresi con determinazione a correre per contrastare la malattia;avevo da subito deciso di guardare negli occhi questo“ sedicente” Parkinson.”(vedere “il mio Parkinson”,”Chi sono” rif. to capitolo II°,pag 15) Spesso riesco a guardare ad eventi non felici o non facili conautoironia ,o in modo canzonatorio.Ricordo che parlando di gare dicevo:Pensa che quando corro,ho James Parkinson che mi trattiene per la maglia ed in quelle condizioni riuscivo a fare due ore di corsa.L’attività sportiva inizialmente, era finalizzata a mantenere una forma fisica discreta.Nel 1999 mi resi conto che avrei potuto provare ed allenarmi per i 200 ostacoli (altezza ostacolo mt 076).Così mi preparai con più determinazione.Scelsi come allenatore Paolo Gilioli ,un amico, con un passato buon ostacolista in gioventù (14” 7/10 )nel 2003 la prima gara di 200 ostacoli con il tempo 43”66/100 a 57 anni.L’anno successivo mi supero ulteriormente, la mia migliore prestazione sui 200 ostacoli 38”90/100.E’ dei giorni nostri,l’ultima gara del 2005,a 59 anni facciofermare i cronometri a 38”50 centesimi.Si sono riuscito ancora a migliorarmi, di oltre 5 secondi dimiglioramento in 3 anni. Il risultato è consultabile da chiunque,perché realizzato in una gara gestita dalla Fidal(federazione italiana di atletica leggera).