Astral Night Reverie

Painted Sky


Arrivò l'estate. Era una di quelle notti che non hai voglia di dormire, che ti rigiri nel letto con i tuoi pensieri, ma nessun pensiero è particolare...Il mio sguardo vagò oltre le tende, attratto da ciò che c'era fuori; sembrava quasi di osservare un dipinto enorme: uno spicchio argenteo di luna si stagliava nitido contro lo sfondo nero della volta celeste, contornato da tanti punti minuscoli di luce. Mi venne voglia di contemplare quello spettacolo all'aria aperta, indossai la vestaglia e uscii dalla portafinestra che dà sul terrazzo scostando le tende che, come veli impalpabili, fluttuavano in una debole brezza notturna.Lui era lì, a pochi metri da me, sicuramente attratto da quel quadro immenso dipinto nel cielo, mi sorrise ed io feci altrettanto.Tante volte l'avevo sentito rincasare a notte fonda, ma ora era in ferie. Nonostante il suo lavoro fosse leggero e, soprattutto, un divertimento, aveva bisogno di staccare la spina per un po'. "Non si può trasformare una passione in un lavoro stressante" mi aveva detto qualche settimana prima di andare in ferie.Quella notte, sotto quel cielo limpido, lo sentii esclamare "Bellissimo cielo, vero?". Daniel aveva voglia di parlare quella notte e anche in quelle seguenti non fu da meno. Ero anche io in vacanza e non mi importava di far tardi la sera.***Lui si presentava a quei nostri "appuntamenti" sul terrazzo con indosso solo un pantaloncino, il suo corpo asciutto non era esageratamente muscoloso, segno che era un uomo normale ma, per me, non aveva nulla da invidiare al più bello degli antichi eroi  grechi. Il suo corpo era stato modellato da qualche ora settimanale di palestra e dalle lunghe nuotate che si concedeva ogni pomeriggio. E ogni pomeriggio mi portava a nuotare con lui; aveva un rapporto speciale con l'acqua e, spesso, gli piaceva rimarvi immerso fino al tramonto a guardare il sole calare all'orizzonte, come se si sentisse parte integrante del mare, un semplice insieme di gocce d'acqua salmastra, e non un essere umano.Proprio il tramonto era ciò che non si perdeva mai: anche dalla spiaggia, seduto su di una duna sabbiosa, lo guardava in silenzio. Facevo altrettanto accanto a lui e sentivo la magia di quei momenti pervadermi, come mai prima mi era successo.Ascoltavamo solo il suono dolce dello sciabordio delle onde che andavano e venivano sulla battigia.Una volta mi disse che, in quei momenti, sentiva il battito del suo cuore andare a tempo con le onde. Mi sarebbe piaciuto fermare il tempo per restare per sempre così con lui, in pace, fuori dal caos del mondo.In quelle notti di chiacchiere e risa, vidi riflessi dorati nei suoi occhi scuri. Gli stessi riflessi che gli illuminavano lo sguardo mentre ci godevamo i tramonti. Pensai più volte se tutti i tramonti che avevo guardato con lui avessero donato anche ai miei occhi le stesse scintille perché, a volte, flebilmente mi sembrava di percepirle dietro il mio sguardo e, in quei momenti, mi chiedevo se Daniel riusciva a vederle.Una notte mi disse che si sentiva vuoto, che sentiva vuota la sua anima, che gli mancava qualcosa che ancora non era riuscito a focalizzare."A volte mi sento triste, come se volessi fare qualcosa senza sapere cosa, vorrei urlare al mondo non so quali parole ma alla fine taccio perché non so cosa voglio urlare; e, allora, mi perdo nei miei pensieri. Solo la natura, la sua semplice bellezza riesce a riempie quel vuoto, ma mi basta distogliere lo sguardo per capire che non potrò mai far mia la natura..."In ogni giorno trascorso con lui cadeva il mito del dj-playboy menefreghista e si andava materializzando ciò che lui davvero era: amore totale per la natura incastrato in un corpo che voleva spiccare il volo. Solo nella natura riusciva a sentire la musica e non in ciò che mixava.Sognava di librarsi leggero nei cieli immensi della libertà, ma la società lo teneva prigioniero in una gabbia dorata alla quale lui si ribellava volando controvento.Mi sentivo una bambina felice di osservare il suo volo leggero di aquilone, una bambina che aveva voglia di tagliare il sottile filo che lo teneva ancorato al mondo.Forse, ogni volta che i suoi occhi riflettevano oro, si sentiva davvero in volo verso i mondi che desiderava conoscere, verso quella pace che non riusciva ad avere.A volte, desideravo aiutarlo a cercare le chiavi per aprire quella gabbia...