Astral Night Reverie

Extinguished


Mentre i tramonti spettacolari illuminavano ancora gli occhi scuri di Daniel, qualcosa di indefinito sembrava spegnersi in lui.Poi un giorno, su quella spiaggia che ci aveva visti passeggiare, chiacchierare, ridere e ammirare insieme l'orizzonte, scoccò l'ultimo ticchettio dell'orologio interno di Daniel e scoppiò l'ordigno che lui custodiva in qualche anfratto della sua anima.In un attimo, i suoi occhi si spensero velandosi d'acqua salata come quella del mare e, per la prima volta da quando lo conoscevo, lo vidi distogliere lo sguardo dal tramonto per abbassarlo a guardare la spuma marina, poi mi guardò, allungando una mano per afferrare la mia. In ginocchio, mi feci più vicina a lui; non parlavo, non parlava.Ascoltavamo le onde che, in quel momento, non avevano più un suono dolce, ma strano, un rombo cupo, anche loro si univano al dolore di Daniel.Non capivo, non riuscivo a leggere nei suoi occhi cosa ci fosse nell'abisso. Nonostante mi stringesse forte la mano, aveva eretto un alto muro  attorno a se."Giulia, ho paura..." mi disse in un filo di voce, tremando lievemente."Di cosa?"Quando, dopo qualche minuto, riparlò, sembrava che fossero passate delle ore: i confini del tempo si erano dilatati per sottolineare l'angoscia di quegli attimi."Devo subire un intervento, starò via un bel po' di tempo... i medici hanno trovato una massa accanto allo stomaco e nessuno si spiega cosa sia... "Daniel stava combattendo una battaglia silenziosa da qualche mese, una battaglia alla quale lui ancora non si rendeva conto di partecipare, era come un soldato obbligato a far fuoco su chiunque non indossasse i suoi stessi colori.Non mi aveva detto niente fino a quel momento e lo capivo: voleva che lo considerassi per ciò che davvero era e non per quello che poteva sembrare se lo avessi ricoperto di pietà. ***Prese un volo in una splendida giornata di sole, appena scese dall'altra parte del mondo mi inviò un sms "Dall'aereo guardavo come le nubi coprivano il mare formando un manto pezzato; poi mi sono addormentato e ho sognato di guardare il nostro tramonto, voglio tornare a farlo".***Lo sentii, per la prima volta, due giorni dopo il suo arrivo alla clinica privata che lo ospitava, aveva iniziato a fare alcuni esami ma non si conoscevano ancora gli esiti. Appena li ebbe mi chiamò, era triste, ma fiducioso, l'avrebbero operato dopo pochi giorni.Dopo l'operazione, ogni volta che lo sentivo, mi diceva che era molto debole; preoccupato, mi trasmetteva tutte le sue emozioni. La cura che stava facendo era molto forte, i medici dicevano che era normale, ma avrebbe fatto il suo dovere.Un mese dopo la sua partenza, andai per qualche giorno lì, senza poter godere tanto della compagnia reciproca. Aveva perso un po' di peso e il suo bel colorito dorato, riusciva a parlare solo per mezz'ora, poi lasciava la parola a me e dopo un po' si addormentava. Mi diceva che la cura ancora non stava facendo effetto, ma era tutto normale. Sì, era sempre tutto maledettamente normale per i medici.Ogni volta che i nostri occhi si incrociavano, cercavo dentro di loro quella stupenda scintilla, mentre sulla sua bocca, vi cercavo, il sorriso radioso e contagioso. Gli avevo portato una piccola cosa che mi fece rivedere il vero Daniel per un po'.Dopo la sua partenza, ogni pomeriggio al tramonto, mi ero recata in spiaggia e avevo scattato tante fotografie per lui. Ad ogni orizzonte stampato che ammirava, sorrideva, studiava ogni foto, le girava una alla volta delicatamente e mi stringeva la mano.Sembrava sereno, ma non sapeva nemmeno quando avrebbe potuto fare ritorno a casa.