Astral Night Reverie

Tides Of Times


 
 Sai, ieri riguardavo quella foto, quegli occhi vivi.E immaginavo. Immaginavo cosa stessi guardando realmente oltre la macchina da presa. Calcolavo fin  dove potessero spingersi, se aldilà delle convenzioni spaziali, o dei limiti imposti dalla povertà della geometria. Provavo a cogliere  cosa solleticasse la tua mente mentre regalavi  quell’espressione assorta, con la mano che ti sosteneva il capo con leggerezza effimera, barocca, mentre sullo sfondo l’incantevole giardino di Francia impallidiva come un qualsiasi parchetto di periferiaE pensavo. Pensavo a cosa si prova ad essere la sintesi perfetta della bellezza. Il principio assoluto di ogni teorema estetico. E  quale significato avesse per te. Se fosse un peso, un privilegio, o, semplicemente, un civettuolo esercizio di vanità. Pelle bianca come il latte, labbra rosso carminio e una cascata bionda che incendiava le spalle, come una soffiata di braci in fuga. E quello sguardo fuori dalla cronologia del mondo, fuori dal tempo. Un tempo che non riusciva a possederti ma che si percepiva solo attorno a te, dalle foglie secche ai lati dei marciapiedi, dalle cicatrici che si rimarginavano sulle ginocchia dei bambini, dalla ruggine che si estendeva sui cancelli. E dai cuori che si stancavano. Il tempo era attorno a te e tu non lo subivi. E se il tempo non si subisce non è nulla, assolutamente nulla....Osservandoti avrei voluto esserne il padrone, accarezzare la lunga leva di una macchina fatta di ingranaggi d’oro. Avrei potuto cambiare l’ordine degli alberi, dipingere i fiori con altri colori o consumare qualsiasi altro delitto contro la natura, tutto, pur di avere la possibilità di insinuarmi nelle tue giornate. Avrei potuto esaudire il desiderio di vederti passeggiare vaporosa come un gatto a piedi nudi sulla sabbia al tramonto, o guardarti bere caffè caldo in una rigida mattina d’inverno. Avrei potuto curiosare, affacciarmi alla finestra e vederti assorta, seduta su una panchina al fioco bagliore di un lampione che illumina la sera. Avrei potuto giocare con i tuoi pensieri, sbirciare nel tuo universo ed avere la sensazione di essere l’unico essere vivente ancora sveglio su questo pianeta.Ma forse ciò che scrivo sono solo le fantasie di un viaggio impossibile.Terminerò queste righe avvolto da quel momento che tanto seduce e terrorizza gli scrittori, quell’attimo in cui, imprimendo la prima parola su carta, si sceglie di abitare una storia e perdere tutte le altre. Assaporerò quella libertà feroce, quella coscienza fugace, quell’arcaico stupore, lo stesso con cui si contempla la vastità del cielo stellato e innanzi al quale insignificanti appaiono le questioni degli uomini.So che quello sarà solo un attimo rispetto al tempo del mondo.Ma non temerò questa paura. Perchè mi sarà bastato solo quell'attimo per vivere.