Astral Night Reverie

A spasso per Londra


Francesca era felicissima e lo ero anche io. Se per me era colmare una curiosità, quel viaggio, per mia sorella, significava davvero realizzare un sogno.Avevamo passato alcune notti a studiare e fantasticare sugli itinerari, eravamo entusiasti di ciò che ci aspettava in quella capitale, dove avremmo avuto il piacere di soggiornare per un mese intero.A Londra ci perdemmo tra i monumenti, le strade, i musei e i palazzi.Facemmo tantissime fotografie: lei, così solare nei suoi leggeri abitini larghi, quasi fanciulleschi, che faceva le smorfie o immensi sorrisi all'obiettivo; io, fotografato spesso alle prese con traduzioni simultanee di cartelli stradali, locandine, menù e persone, le rivolgevo, tramite la fotocamera, sorrisi ora imbarazzati, ora di sincera felicità per l'esperienza che stavamo vivendo; nelle foto in cui stavamo insieme la tenevo stretta a me, mi stampava baci sulla guancia, mi cingeva i fianchi come io le spalle ma ridevamo tantissimo; poi, ovviamente, c'erano le foto ai monumenti, ai simboli di Londra, fatte tutte da lei, da angolazioni che offrivano inquadrature insolite ma spettacolari e uniche.Lì, con me, aveva dimenticato i dispiaceri degli anni scolastici ed era finalmente se stessa così come lo era sempre stata nella nostra soffitta.A volte, passavamo giornate spensierate in lunghe passeggiate nei parchi, oppure oziavamo nelle sale da tè guardandoci attorno ed osservando gli altri turisti e i veri londinesi o semplicemente le ricche signore che sorbivano il tè immerse nei loro pensieri senza tempo, forse ripensando alla loro giovinezza o a quella Londra fatta di ombrellini di seta e vestiti chiari e pomposi di dame spesso bigotte ma così regali, sofisticate ed eleganti.Facemmo qualche giro per le strade che hanno ispirato tanti libri e film, in quei luoghi tornavamo noi indietro nel tempo a immaginarci e raccontarci scene di libri quali "Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hide", "Il ritratto di Dorian Gray" e tanti altri capolavori letterari, senza dimenticarci di passare sotto casa di Dylan Dog e nel quartiere di ispirazione per le sceneggiature cittadine di Peter Pan.Visitammo i campus delle università a cui Francesca ambiva, lasciammo in ognuna di esse la domanda di iscrizione: da sempre sognava distese di prati sui quali chiacchierare e studiare con le amiche; trascorrere serate nei pub; immergersi in un'altra cultura dove nessuno sa chi sei; voleva imparare bene l'inglese, studiare in immense biblioteche dove poteva trovare ogni libro sorseggiando tè alla luce delle lampade d'epoca; vivere in una camera da condividere con una compagna e ricevere, orgogliosa, i suoi genitori per portarli a fare un tour del campus.Era affascinante andare al di là dei luoghi più visitati e scoprire stradine nascoste dove la vita di Londra scorreva tranquilla, lontana dal caos dei turisti, oppure farci un giro nella campagna inglese, a respirare l'aria umida della brughiera con quelle immense distese di erba e fiori selvatici punteggiate dal manto bianco delle pecore al pascolo.Volevamo approfittare di vari paesaggi, perché ridurci solo a semplici turisti ci sembrava proprio uno spreco e non era da noi. Ecco perché avevamo progettato tutto nei minimi dettagli.Ma poi, accadde l'imprevisto.