Astral Night Reverie

Taxi


Francesca era appoggiata ad un pilastro del porticato, parlava con una cugina di Billy e osservava gli invitati ballare.Di nascosto la guardavo mentre ero con i fratelli della sposa che, per l'ennesima volta, mi avevano coinvolto in un brindisi. Anche lei ogni tanto guardava me, i nostri occhi si erano incrociati più volte e avevamo sorriso imbarazzati.***Durante il tango era accaduto qualcosa di magico, non sapevo esattamente cosa; lasciata la pista, però, avevamo fatto di tutto per separarci, come volendo nascondere qualcosa agli altri e a noi stessi.Avevamo sfiorato una corda intima rimasta inviolata per tanto tempo che, una volta smossa, aveva sprigionato una nube di polvere che ancora aleggiava intorno a noi, rimandando il nostro pensiero al momento dello sguardo e del brivido.***Dopo il tramonto, in giardino vennero accese delle fiaccole, la musica divenne più rilassata, in pista qualcuno ballava i lenti, gli sposi erano seduti in disparte al tavolo riservato a loro, bevevano e parlottavano, forse progettando il domani... o, maliziosamente, la prima notte di nozze che si avvicinava.I festeggiamenti terminarono con i fuochi d'artificio e l'uscita di scena degli sposini su un'auto d'epoca ricoperta di coccarde, che lasciò dietro di se una scia festosa di campanelle e barattoli di latta legati al portabagagli.***Chiamai un taxi, salutai i padroni di casa e mi avviai fuori dal cancello ad attendere l'auto.Il cielo era limpido e l'aria frizzante, lungo il vialetto Francesca camminava accanto a me sfregandosi le mani sulle braccia, la stoffa della stola era semplicemente un velo incapace di donare calore a chi lo indossava. Mi tolsi la giacca, mi avvicinai e gliela appoggiai sulle spalle.Mi guardò, sorridendomi in segno di ringraziamento "E tu?""Non ho freddo" le risposi, aiutandola ad infilare le braccia nelle maniche.Mentre lei si stringeva nell'indumento, le misi un braccio sulle spalle, le baciai una tempia e percorremmo l'ultimo tratto di ghiaia, l'auto per noi era appena arrivata.***Il tragitto in taxi verso il mio appartamento trascorse in silenzio, entrambi eravamo stanchi, avevo ancora il braccio attorno alle spalle di Francesca e lei si era addormentata con la testa accoccolata contro il mio collo, era crollata dopo esserci accomodati sui sedili.Guardavo scorrere le luci accese sotto i porticati delle villette in periferia e, poi, quelle dei grattacieli e delle insegne ad ogni angolo di New York.***Aprii la porta dell'appartamento e, dopo averla richiusa alle sue spalle, Francesca mi guardò, l'attirai a me e l'abbracciai forte, le sue braccia strinsero la mia schiena con un'energia che ben ricordavo. Ci guardammo come dopo il tango, un nuovo brivido, ancora più forte, distante dagli sguardi di estranei, ci percorse il corpo.Avrei voluto non staccarmi più da lei, ma la liberai dal mio abbraccio. Dalla gola, la voce mi uscì roca, come chi non ha proferito parola per tante ore "Vai a dormire, ti prego..."Lei mi guardò, capì il motivo della mia supplica, si tolse la giacca e me la porse, ma non la presi, rimasi pietrificato da un flashback.