Astral Night Reverie

Gocce d'acqua


Mentre Francesca era in cucina a lavare le poche stoviglie della colazione, andai a fare la doccia.Mi passai le mani sul volto e tra i capelli, appoggiai la testa al muro e chiusi gli occhi.Sotto il getto, immobile, lasciai che l'acqua facesse da sottofondo ai miei pensieri.Ripensavo al tango passionale, agli sguardi d'intesa perfetta, ai brividi intensi, alla notte d'amore, al dolce risveglio. Analizzavo ogni suo sorriso, ogni nostro gesto di complicità.Avrei voluto che il resto del mondo sparisse per poter essere libero di vivere con lei ciò che desideravamo...Una voce dall'esterno del box-doccia interruppe il filo dei miei pensieri."Hai dimenticato di prendere l'accappatoio"Chiusi l'acqua "Ah già... ieri l'ho lavato""Te ne prendo un altro, smemorino... blu o arancione?""E' indifferente, grazie" risposi, riaprendo il getto.Poco dopo, attraverso la plastica smerigliata della porta del box, vidi il profilo di Francesca: stava appendendo l'accappatoio al gancio lì vicino, sollevandosi leggermente sulle punte e allungandosi verso l'alto. Intravedevo la sagoma della camicia sollevarsi leggermente e immaginai come venissero quasi del tutto scoperte le sue grazie più nascoste, evidenziando le gambe snelle.Fu un attimo e il mio istinto mi suggerì di aprire quella porta e trascinarla in doccia con me, lo feci e le sue risate echeggiarono sulle pareti del bagno, rimbalzando sulle mattonelle, dove si spensero per lasciare spazio allo scroscio dell'acqua che scorreva su di noi.La stoffa bianca e sottile della mia camicia si bagnò in fretta diventando trasparente, aderì al corpo di Francesca e scolpì ogni sua forma perfetta: mille goccioline iniziarono a brillare sulla pelle scoperta, il baricentro di tutto erano quei fianchi meravigliosamente curvi, fatti apposta per racchiudere il ventre piatto che smistava lo sguardo verso le delizie dell'alto e i misteri del basso.Vederla seminuda mi faceva girare la testa.Mi chiesi come avevo fatto a resistere dal non afferrarla mentre camminava per casa in canotte aderenti e shorts mentre come una farfalla passava da una stanza all'altra mettendo in ordine le sue cose con grazia, incurvando il suo corpo per slanciarsi ad afferrare oggetti, svolgere le faccende domestiche canticchiando e ballando, discutere al cellulare e misurare a grandi passi gli ambienti.La osservai a lungo, lottando con la voglia di esplorare ogni piega del suo corpo e il desiderio di farla mia immediatamente.La presi per i fianchi, facendo aderire il suo corpo al mio; mi guardò negli occhi, mi prese il viso tra le mani tremanti, anche lei mi desiderava, cercava con la bocca la mia pelle. Le sue labbra incandescenti esploravano il mio collo e, schiudendosi in mille baci, raggiunsero il lobo del mio orecchio facendomi impazzire. La strinsi forte a me, volevo che sentisse ogni mio muscolo tendersi.Iniziammo a vagare nelle onde della passione che, invadendo ogni angolo del nostro essere, si innalzò per condurci lentamente all'apice dell'empireo.***Stremato, mi appoggiai con la schiena alle mattonelle, Francesca si abbandonò contro il mio corpo, l'abbracciai. Senza fretta, i nostri respiri tornarono calmi e regolari. Solo lo scroscio dell'acqua faceva da sottofondo alle nostre menti svuotate.Le baciai una spalla "Ti amo, piccola mia"Lei parve tornare da un luogo remoto "Anche io, tesoro"Sollevò il viso dal mio torace, ci baciammo dolcemente e poi staccò le labbra dalle mie.Aprì leggermente la bocca come per parlare, ma ci ripensò e si morse il labbro inferiore.Per pochi attimi appoggiò la sua fronte alla mia, giusto il tempo di scostare le mie mani dai suoi fianchi, prima di uscire dalla doccia e, gocciolante, scappare via con ancora addosso solo la mia camicia bagnata.Restai immobile sotto il getto d'acqua, le braccia abbandonate lungo i fianchi, guardavo le gocce che, rimbalzando sul mio corpo e sul piatto della doccia, saltavano fuori dalla porta lasciata aperta, fermandosi sul tappeto.